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(Foto: Bio Bank/Rosa Maria Bertino)

Mercato

Si gioca sull'export il futuro del bio made in Italy

Dai bandi europei per la promozione sui mercati esteri agli accordi operativi con Ice, il ruolo strategico di FederBio

di Rosa Maria Bertino – Agricoltura – dicembre 2015/gennaio 2016

Il futuro del biologico italiano si gioca soprattutto sull’export.
I dati dell’Osservatorio Sana 2015 lo mostrano in modo inequivocabile. Lo confermano le oltre 150 imprese con prodotti a marchio bio intervistate per l’indagine.
Nell’arco di cinque anni, dal 2008 al 2013 l’export agroalimentare italiano è cresciuto del 31%, quello di alimenti biologici più di dieci volte, ovvero del 337%.
È vero che il bio rappresenta il 4% dell’export, pari ad 1,4 miliardi di euro nel 2014, sul totale di 34 miliardi di euro. Ma è altrettanto vero che ha una forza propulsiva ineguagliabile.

Bio made in Italy: i punti di forza

I punti di forza del bio made in Italy? Secondo le aziende intervistate, al primo posto c’è la qualità organolettica (36%), al secondo la tracciabilità e la presenza di altre certificazioni che si affiancano al bio (21%), al terzo l’affidabilità del marchio e dell’azienda (18%). Poi l’origine italiana e la capacità di  innovazione.
Frutta e verdura guidano la classifica dei prodotti più esportati (20%), seguono bevande vegetali (16%), pasta e affini (12%), carni e salumi (7%), vino (7%).
La destinazione è per oltre oltre l’80% dentro i confini europei con la Germania al 24% e la Francia al 20%. Gli altri Paesi sono tutti sotto il 10%.
Ma la spinta all’internazionalizzazione è confermata anche dalle aspettative delle aziende: quasi 8 su 10 prevedono un incremento del fatturato estero a marchio bio per i prossimi tre anni. Inoltre, il 57% di chi ancora non esporta dichiara di avere un forte interesse ad entrare sui mercati internazionali nel prossimo futuro.
Dati preziosi per delineare le strategie future e le politiche di promozione del biologico made in Italy.

Il ruolo di FederBio

Una partita, quella dell’export, in cui gioca un ruolo strategico FederBio, Federazione unitaria del biologico e del biodinamico, che negli ultimi sei anni ha operato per favorire l’internazionalizzazione delle imprese del settore con azioni di informazione e promozione. Strumento principale i bandi europei, finanziati al 50% dall’Unione Europea, al 20% dallo Stato italiano e al 30% da FederBio.
Il primo bando, partito nel 2012 e concluso nel febbraio 2015, è stato OFOM 1 (Organic Food Organic Mood) per la promozione e l’informazione dei prodotti biologici certificati nei Paesi extra europei, in particolare Stati Uniti, Cina e Giappone, con un investimento complessivo di circa 2,1 milioni di euro.
Dal 2014 e fino al 2017 è in corso BIOLS (BiOrganic_LifeStyle) con attività in Germania, Italia e Belgio, per un importo di oltre 3,6 milioni di euro. E in febbraio riparte il progetto OFOM 2 finanziato con circa 4,6 milioni di euro per tre anni, in continuità con il precedente, negli stessi Paesi.
Le azioni si traducono in partecipazione a fiere, seminari, laboratori del gusto, cooking show, incontri commerciali con buyer e distributori, tour e visite di operatori esteri in Italia.
In parallelo e nella stessa direzione vanno anche anche altre importanti alleanze che fanno di FederBio il partner istituzionale del biologico, come l’accordo di settore con il Ministero dello Sviluppo Economico, da cui derivano le intese operativa con ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Proprio dall’intesa con ICE e in collaborazione con AssoBio, l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici e naturali, sono nati gli utilissimi Rapporti Paese. Preziose bussole con i dati fondamentali per un primo approccio all’export in ben 16 mercati, scaricabili dalla sezione Biblioteca del sito Sinab.