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Uno scaffale di un supermercato Coop con i prodotti della linea bio-logici Coop. (Foto: Coop)

Distribuzione

La lunga marcia del bio nella grande distribuzione

La danza del biologico nella grande distribuzione nazionale è guidata essenzialmente da due catene: Coop ed Esselunga. Alla Coop va il primato dell´anzianità ed ora quello della continuità strategica...

di Rosa Maria Bertino – La Repubblica Affari & Finanza – 26 giugno 2006

La danza del biologico nella grande distribuzione nazionale è guidata essenzialmente da due catene: Coop ed Esselunga.
Alla Coop va il primato dell´anzianità ed ora quello della continuità strategica.
Ad Esselunga quello dello "sdoganamento" del bio dai negozi specializzati.
E´ stata una lunga marcia, quella dei prodotti biologici per entrare sugli scaffali della grande distribuzione, segnata da alcune tappe fondamentali. La prima porta la data del 1993, quando Coop, ad appena un anno dall´approvazione del regolamento comunitario sul biologico, avvia le prime sperimentazioni per l´introduzione dell´ortofrutta bio in alcuni supermercati del Veneto.
La seconda è il 1999, quando Esselunga lancia "Esselunga Bio", la prima linea di una catena distributiva in Italia dedicata al biologico, con la nota campagna in cui un pulcino pigolava un timido "bio, bio", grazie a qualche miliardo di vecchie lire di investimento pubblicitario.
Un lancio centratissimo nei tempi e nei contenuti, vista la crescente domanda di sicurezza alimentare in pieno scandalo "mucca pazza".
Il 2000 segna il boom delle marche private bio della grande distribuzione.
Sulla scia di Esselunga entrano in campo Coop (che abbandona il marchio ombrello Naturali-Biologici per passare al vero e proprio marchio di linea Bio-Logici Coop), seguita da Conad, Carrefour e dal Gruppo Pam.
Nel 2001 è la volta di Crai, Despar (nella foto il reparto ortofrutto bio in un supermercato Despar), Rewe Italia e Selex.
Per finire nel 2002 con Auchan. Il 2004, ma forse ancor di più il 2005, sono invece anni contraddistinti da un certo intiepidimento, in un contesto generale che vede la crisi dei consumi toccare per la prima volta anche quelli alimentari, dopo decenni di crescita.
E le catene della grande distribuzione rispondono con forza, lanciando campagne promozionali e offerte speciali.
Gli assortimenti bio a marchio vengono così passati ai raggi X.
Restano sugli scaffali solo i prodotti che superano gli esami della rotazione e della redditività per metro lineare.
La selezione più consistente la fa Esselunga che da 500 referenze scende a 320, poi Conad che passa da 50 a 35 ed il Gruppo Pam che da 42 porta le referenze bio a 12.
Stabili gli assortimenti per le altre catene.
In particolare la conferma del proprio assortimento da parte di Coop, con oltre 300 referenze bio ed un appoggio comunicazionale continuativo nei punti vendita, è un segnale chiaro.
Per il primo gruppo distributivo nazionale (con oltre 11 miliardi di euro fatturati nel 2005), il biologico non è stato la risposta ad un fenomeno di moda o il cavalcare l´onda, ma una scelta precisa, quasi dovuta, ai circa 6 milioni di soci.
E la risposta non si è fatta attendere.
"Il nostro consumatore di prodotti bio - afferma Fabrizio Ceccarelli responsabile Linea Bio-Logici Coop - acquista principalmente prodotti bio a marchio Coop, con un´incidenza che supera il 50% sul totale vendite di biologico. Percentuale che scende intorno al 19% se guardiamo invece all´incidenza delle vendite in Coop di tutto il prodotto a nostro marchio sul totale grocery (alimenti non deperibili, igiene case e persona, altre merceologie confezionate). E la linea bio-logici Coop risulta in assoluto la più ricordata fra tutte le linee di prodotti Coop, davanti alla linee Eco-logici Coop e Solidal Coop".
I 325 prodotti a marchio Coop da agricoltura biologica hanno fatto registrare, nel 2005, un fatturato di circa 80 milioni di Euro, in andamento sostanzialmente stabile rispetto al 2004.
La parte del leone la fanno l´ortofrutta ed i generi vari, entrambi con quote tra il 35 ed il 40%.
Dati che confermano nell´immaginario e nelle scelte dei consumatori il ruolo trainante dell´ortofrutta come prodotto più rappresentativo del biologico, poiché più vicino alla natura, semplice, fresco, di stagione.
Ma è molto alto anche l´interesse per le carni bio, per la maggiore credibilità rispetto ad una delle produzioni oggi avvertita tra quelle più a rischio.
Poi per le altre produzioni animali fresche come uova, latte e latticini di uso quotidiano.
E per finire cereali e legumi, per i loro valori nutritivi. Insomma, dopo il boom del 2002 e nonostante la flessione dei consumi alimentari degli ultimi anni, il biologico si è ormai ritagliato un proprio spazio di mercato.
Secondo gli ultimi dati dell´Istituto di ricerca Iri, l´incidenza del bio sul totale delle vendite di food & beverage (che rileva solo i prodotti bio confezionati venduti nel canale supermercati) è stabile all´1,3%.
Ma, per la dinamica del calo dei prezzi al consumo, il fatturato è diminuito del 3,6% passando dai 331 milioni di euro del 2004 ai 320 del 2005, sul totale di oltre 25.000 milioni di euro.
Un dato significativo, ma parziale poiché esclude il prodotto fresco e a peso variabile e soprattutto tutti gli altri canali di vendita: dai negozi specializzati alle mense scolastiche, alle innumerevoli forme di vendita diretta in costante crescita.