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La gamma di prodotti Carrefour Bio, della catena francese Carrefour presente a Marca. (Foto: Bio Bank/Rosa Maria Bertino)

Distribuzione

Il biologico conquista la grande distribuzione

La conferma dal Salone sui prodotti a marca del distributore, crescono le private label dedicate al bio ed entrano nel canale discount

di Rosa Maria Bertino – Agricoltura – febbraio 2017

Continua la corsa del biologico nella grande distribuzione.
Non solo nei supermercati dove le marche dedicate al bio debuttano, si rinnovano e si ampliano con altre referenze, ma anche nei discount dove il bio fa il suo ingresso dalla porta principale.

Il cambiamento in atto

È questa la vera novità del 2016, insieme a due importanti cambiamenti in atto nel mondo distributivo. Il primo è  l’evoluzione della private label in marca del distributore, in grado di competere con le grandi marche industriali, spostando l’accento dal primo prezzo alla qualità. E qui la proposta biologica spicca con un ruolo guida tra cibi d’eccellenza e alimenti funzionali.
Il secondo è l’evoluzione del discount in supermercato della convenienza, capace di attrarre consumatori di reddito medio-alto (cosa impensabile fino a ieri), con il potenziamento di marche, assortimenti e reparti di prodotti freschi e con l’introduzione di private label di fascia alta (premium), come quelle dedicate al biologico per l’appunto.
Un cambiamento che si è percepito pienamente a Marca, Salone internazionale sui prodotti a marca del distributore, che il 18-19 gennaio ha aperto il calendario fieristico bolognese. Alla manifestazione, organizzata da BolognaFiere in collaborazione con Adm, associazione che rappresenta le imprese della distribuzione moderna, hanno partecipato 615 copacker provenienti da tutta Italia, ovvero aziende che producono per i marchi della grande distribuzione, con una crescita del numero di espositori pari al 16% rispetto al 2016. Presenti con i loro stand venti tra le maggiori catene distributive nazionali.
Cambiamento confermato anche dal 13° Rapporto Marca, curato da Adem Lab dell’Università di Parma. Nei primi 11 mesi del 2016 i prodotti a marca del distributore hanno raggiunto un fatturato di quasi 10 miliardi di euro, con una quota di mercato del 18,6% (+1,5% a valore rispetto al 2015). Inoltre, la preferenza dei consumatori va ai prodotti del segmento di alta qualità con una crescita di fatturato di 1,3 miliardi di euro, spinta dai prodotti bio e da quelli premium (+15,3% a valore in media sui due segmenti).

La vetrina di Marca

Tantissimi gli spunti e gli stimoli raccolti nei tre padiglioni e molti i prodotti bio tra le novità in vetrina nell’Area Innovazione. Ciò che è emerso in fiera quadra perfettamente con i dati appena diffusi da Bio Bank sulle private label bio, passate dalle 2.200 referenze del 2015 alle oltre 2.800 del 2016.
Coop punta sul bio sia con la marca ammiraglia Vivi Verde Bio, che si allarga a nuove categorie come le zuppe pronte, sia con la linea di baby food Crescendo. Ed è prima in Italia per numero di referenze, passate dalle 440 del 2015 alle 480 del 2016. La francese Carrefour, stabile a 250 referenze, nel suo stand dedica un’intera tavolata all’ampia gamma Carrefour Bio sotto il motto "La spesa si fa bio”. Iper, l’unica che razionalizza la gamma scendendo da 300 a 235 prodotti (che resta un assortimento tra i più alti), porta in fiera la pasta di semola e di kamut e un’intera linea di sementi a marchio iNaturale bio. Zerotre Bio è invece la marca che dedica agli alimenti per l’infanzia.
L’altra catena francese, Auchan, è stabile a 180 referenze con Auchan Bio, e presenta il riso in tre varietà. Anche Simply,  che fa pure capo a Auchan, conferma i suoi 140 prodotti marcati Bio Simply.
Despar, sempre a quota 148, mette in vetrina gnocchi e frollini della linea Scelta Verde Bio,Logico. Conad lascia la precedente marca "Conad il Biologico” per la nuova "Verso Natura Bio” e raddoppia i prodotti: da 52 a 105. In mostra ce ne sono una ventina. Selex (da 68 a 105 prodotti) presenta cereali per prima colazione, biscotti e polpe di frutta sotto il marchio Natura Chiama Selex Bio. Crai porta la linea Crai Bio a 89 referenze, ultimi arrivati gli infusi. Sigma passa da 69 a 80 prodotti. In vetrina referenze di base: cereali, legumi, latticini, olio e le ormai immancabili bevande vegetali. Doppio il bollino sulle confezioni: verde con la scritta Bio e rosso con l’omino bianco dell’insegna. Tuodì, 68 referenze a marchio Biodì, punta sul bio anche negli alimenti per la prima infanzia con la linea Everybabies, in uscita a marzo. Unes Supermercati presenta cereali per la prima colazione e gallette della linea Il Viaggiator Biologico (65 referenze). Italy Discount (30 referenze) mette in primo piano le gallette Mr. Spike Bio. Emblematico il messaggio che campeggia nel loro stand: Supermercato o discount? Semplicemente D’Italy. Che è la loro insegna primaria.

Le altre insegne sul mercato

Per completare il quadro bisogna poi aggiungere altre catene che investono sul bio, non presenti in fiera, ma ben salde sul mercato.
Come Esselunga, che mantiene le sue 300 referenze a marchio Esselunga Bio, la prima marca di una catena di supermercati dedicata al bio in Italia. Era il 1999. Come Pam che ha rinnovato il marchio in Bio Pam Panorama e raddoppiato i prodotti (da 100 a 193). O come la tedesca Lidl che lascia alle spalle la vecchia marca Biotrend e lancia in grande stile nei suoi discount la nuova Bio Organic: 50 referenze tra secco, fresco e surgelato. Poi In’s Mercato, Eurospin, MD, Bennet, Agorà, e VèGè.
Alla domanda - ricorrente - se ha senso il biologico nei discount e se c’è garanzia sui controlli risponde la realtà. Molte grandi aziende italiane, con affermate marche industriali, sono anche copacker dei discount. Ad esempio Rummo per la pasta, Noberasco per la frutta secca, Icam per il cioccolato. Tanto per non fare nomi. E non mancano aziende storiche del biologico, o da tempo presenti nel canale specializzato, che lavorano anche con i discount, per raggiungere i volumi necessari all’economia di scala. E così cade anche l’ultimo dei tabù.
Fitta in fiera la schiera di aziende emiliano-romagnole che operano anche per il biologico con la grande distribuzione: dal bolognese Granarolo (latte, latticini, alimenti vegetali), Conapi (miele) e Casearia di Sant’Anna (Parmigiano Reggiano), dal ferrarese Bia (cous cous), dal ravennate Fruttagel (conserve vegetali e surgelati), Orva (pani morbidi e piadine) e Compagnia Italiana Alimenti Biologici e Salutistici (alimenti vegetali). Giusto per dare l’idea.
Un bio alla portata di tutti, democratico, con un giusto rapporto prezzo-qualità. Ma proprio ora che tutti fanno il bio, lo spartiacque è tra chi considera il bio un punto d’arrivo e chi invece lo considera un punto di partenza intorno al quale aggregare altri valori: ambientali, sociali ed etici.

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