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Una lezione di biodinamica presso il Podere Santa Croce, nel bolognese. (Foto: Università di Bologna)

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Studenti a lezione di agricoltura biologica

È decollato nel marzo scorso il primo corso di formazione universitaria in Italia. L’ha tenuto a battesimo l’Ateneo bolognese. Di alto profilo il team di docenti e tecnici

di Rosa Maria Bertino – Agricoltura – aprile/maggio 2016

Ancora una volta il buon esempio parte da Bologna.
Ora a muoversi è l’università, la più antica d'Europa, che ha avviato lo scorso marzo il primo corso sull'agricoltura più avanzata, quella biologica.
Dietro questo inizio c’è tutta la tenacia di Giovanni Dinelli, professore ordinario e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, che per anni ha creduto in questa opportunità. E naturalmente del direttore del Dipartimento, l’economista Aldo Bertazzoli, che ha aperto i battenti dell’Alma Mater Studiorum all’insegnamento del bio. Il primo passo per poi valutare l’avvio di un vero e proprio corso di laurea.
"Ad oggi infatti, in tutta Italia - sottolinea Dinelli - non esistono né lauree brevi, né tantomeno magistrali, sull'agricoltura biologica. Un ritardo incredibile, proprio mentre fuori, nel mondo reale, le aziende che lavorano nel bio o si avvicinano al bio, cercano persone preparate e specializzate, soprattutto per rispondere alla domanda crescente di prodotti biologici che arriva dai mercati esteri”.
Lo conferma l’attenzione del gruppo bolognese Alce Nero, che ha collaborato alla promozione del corso e nel primo giorno di lezione ha spiegato cosa significa fare impresa con il biologico, attraverso le parole del presidente Lucio Cavazzoni e dell’amministratore delegato Massimo Monti.

"Dopo dieci anni che penso ad una formazione dedicata - dichiara soddisfatto Giovanni Dinelli - finalmente siamo partiti con il primo Corso di formazione permanente in agricoltura biologica. Non solo per trasferire competenze agronomiche, gestionali, sociali e nutrizionali, come ci si aspetta. Ma anche per creare una relazione che continui nel tempo, una rete, un’interazione e integrazione di conoscenze tra iscritti e e docenti, a partire dal gruppo di quest’anno e di quelli che seguiranno. Ecco perché prevale volutamente la parte in campo rispetto a quella a teorica, ed ecco perché ai docenti universitari si alternano tecnici esperti e agricoltori biologici e biodinamici”.
Un team di alto profilo che integra docenti universitari come Giovanni Burgio (lotta biologica), Lucetta Betti (agro-omeopatia), Diana Di Gioia (fertilità del suolo), Davide Viaggi (mercato bio), Enzo Spisni (proprietà salutistiche degli alimenti), con esperti della prima ora come Carlo Bazzocchi (difesa), Fabio Fioravanti (biodinamica), Michele Coladangelo (certificazione), Alberto Veronesi (agricoltura sociale), Danilo Giovannini dell’azienda agricola modenese Folicello (vitivinicoltura) e Andrea Cenacchi del Podere Santa Croce nel bolognese (multifunzionaltà).

Il corso, diretto dal professor Dinelli, si articola in incontri mensili fino a novembre 2016. In tutto 105 ore: 75 ore di lezioni pratiche presso le aziende agricole e 30 ore in aula. Il gruppo più corposo dei 24 iscritti proviene dall’Emilia-Romagna, un quarto da altri regioni, un paio dall’estero: Spagna e Algeria. I percorsi formativi sono diversificati: il 70% proviene da agraria o ha una formazione tecnica nel settore, il 20% dalla ricerca, il 10% da altre facoltà ma con esperienze collegate al bio.
"L’insegnamento seguirà la stagionalità - conclude Dinelli - seguendo le orticole primaverili, estive e autunnali, poi frutticole e viticole, seminativi e produzione di semi, tutto nell’ottica della gestione aziendale. Ma senza perdere di vista il vero obiettivo, che non è la resa, la quantità - vera ossessione dell’agricoltura convenzionale  -, ma la produzione di cibo buono, pulito e giusto. Cibo vero”.