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Giuseppe Mennuni (a sinistra), socio della cooperativa Pietra di Scarto di Cerignola (FG), con Pietro Fragasso, presidente. (Foto: Aldo Pavan)

Aziende

“Solidale Italiano”, quando l’equo è a casa nostra

Un progetto nato nel 2010 che collega le 300 Botteghe del Mondo e guarda alle realtà dell’economia nazionale. Il biologico: un punto di riferimento non esclusivo

di Rosa Maria Bertino, Agricoltura dicembre 2014

Equosolidale, non solo con chi è lontano, ma anche con chi è vicino.
È questa la svolta storica del commercio equo: dal sostegno di milioni di piccoli produttori del sud del mondo a quello per le realtà italiane dell’economia sociale. 
Si tratta del progetto Solidale Italiano di Ctm Altromercato, la principale organizzazione di fair trade presente in Italia, con un fatturato consolidato di 45 milioni di euro, sedi a Bolzano e Verona, 300 Botteghe del Mondo collegate, ed una struttura logistica per la gestione del fresco che serve anche la grande distribuzione. 
Ne parliamo con Luca Palagi, del team di sviluppo di Solidale Italiano, che gira l’Italia per cercare nuovi produttori e avviare nuove filiere produttive.
"Il progetto è partito nel 2010 con un primo gruppo di sei realtà, offrendo l’accesso al mercato per i loro prodotti, frutto dell’economia carceraria e dell’agricoltura sostenibile. È bastato un anno per capire che la strada era quella giusta e che segnava una delle nostre linee strategiche di sviluppo. I produttori in rete oggi sono una decina, metà con produzioni bio. Il biologico è infatti un criterio preferenziale, ma non esclusivo. Sono realtà spesso marginali che rispecchiano gli stessi valori del commercio equo, con prodotti d’eccellenza”.
Come i biscotti della cooperativa Divieto di Sosta, prodotti dai detenuti del carcere di Verbania; la birra artigianale di Pausa Cafè, prodotta nella casa di detenzione di Saluzzo (CN); le mandorle tostate e i dolcetti di mandorle bio dell’Arcolaio, che nascono tra le mura della casa circondariale di Siracusa. Oppure i taralli artigianali di Campo dei Miracoli, prodotti nel carcere di Trani.
Ma ci sono anche le olive da tavola Bella di Cerignola e le passate, prodotte con olive e pomodori "liberi dalle mafie”, coltivati dalla Cooperativa Pietra di Scarto di Cerignola (FG) e da altri piccoli produttori pugliesi. E ancora la semola di grano duro bio, prodotta con il grano coltivato nelle terre confiscate alle mafie da agricoltori della Sicilia e della Puglia collegati a Libera Terra. L’olio, le arance e le clementine bio sono i frutti della legalità del consorzio Goel di Gioiosa Jonica (RC), che promuove il cambiamento socio-economico della Locride e della Calabria. Non manca la pasta bianca e integrale prodotta dalla cooperativa agricola Girolomoni di Isola del Piano (PU), realtà pionieristica del biologico italiano. E per finire i vini della cooperativa I Germogli di San Colombano al Lambro (MI), che opera con minori e giovani in condizioni di disagio e devianza.
"Per lo sviluppo del progetto - conclude Palagi - stiamo analizzando ciò che viene già venduto attraverso la rete delle Botteghe. Potremo così ampliare o approfondire le famiglie di prodotti e realizzare quelli mancanti con i produttori attuali o con nuove organizzazioni. Solidale Italiano diventerà il secondo mercato di riferimento per le Botteghe. Oggi rappresenta l’1% del nostro fatturato, ma puntiamo al 10%. La cosa più importante è però la consapevolezza dei consumatori, l’unica che può avviare un circolo virtuoso”.