Blog

Raccolta di mele biologiche. (Foto: Being Organic in Eu)
Mercato
Specchio, servo delle mie brame: chi è la più bio del reame?
È il biologico la punta di diamante in vetta alla piramide degli innumerevoli modelli agricoli
di Davide Pierleoni * – 18 marzo 2025
Abbiamo chiesto un contributo sulle agricolture che vorrebbero essere più bio del bio a Davide Pierleoni, responsabile marketing e commerciale del Ccpb, organismo di controllo che certifica prodotti biologici ed ecosostenibili, agroalimentari e non, in tutto il mondo.
Crediamo che il biologico sia necessario ora più che mai: è nel cuore dell’economia circolare, centrale nella transizione ecologica, essenziale per mitigare i cambiamenti climatici, in prima linea nella difesa della biodiversità, sostanziale per rigenerare la fertilità del suolo, vitale per la salute della Terra e del genere umano. Eppure, mai come ora è stretto in una morsa.
Tra le nuove sfide del bio non c’è solo l’inflazione che erode il potere d’acquisto. O le scuse sempre pronte per tirare il freno a mano nella marcia verso la transizione ecologica. C’è un’offerta incalzante che confonde il consumatore, presentando come alternativi al bio prodotti che non lo sono affatto: locali, sostenibili, a residuo zero, senza pesticidi, promotori di biodiversità, amici delle api o a tutela dell’ambiente magari solo per la confezione riciclabile. E che dire delle nuove agricolture che avanzano? Si presentano come la soluzione che mancava, ma sono senza pionieri, senza storia, senza un movimento di base diffuso e radicato. E soprattutto senza confini normativi.
Tra le nuove sfide del bio non c’è solo l’inflazione che erode il potere d’acquisto. O le scuse sempre pronte per tirare il freno a mano nella marcia verso la transizione ecologica. C’è un’offerta incalzante che confonde il consumatore, presentando come alternativi al bio prodotti che non lo sono affatto: locali, sostenibili, a residuo zero, senza pesticidi, promotori di biodiversità, amici delle api o a tutela dell’ambiente magari solo per la confezione riciclabile. E che dire delle nuove agricolture che avanzano? Si presentano come la soluzione che mancava, ma sono senza pionieri, senza storia, senza un movimento di base diffuso e radicato. E soprattutto senza confini normativi.
Rosa Maria Bertino
----------------------------------------------------------------------------
Una storia vincente
Tuttavia, le produzioni biologiche corrono il rischio concreto di essere confuse nell’offerta di prodotti che si richiamano al bio, senza possedere le caratteristiche che ne hanno fatto una storia vincente, quali ad esempio:
✔ uno standard consolidato con 30 anni di esperienza, in continua evoluzione, frutto di un lavoro tecnico e scientifico svolto da tutti gli stakeholder (associazioni, istituzioni, università e mondo produttivo);
✔ un sistema di controllo e certificazione efficace, in grado di fornire la garanzia che le produzioni immesse sul mercato sono state certificate in modo autorevole, credibile e imparziale;
✔ il favore delle istituzioni politiche europee che riconoscono al biologico un ruolo essenziale nel contrasto al cambiamento climatico, garantendo un’offerta di prodotti sicuri sotto il profilo della qualità e della quantità.
Tra il 2007 e il 2018, l’agricoltura biologica è rimasta troppo uguale a se stessa perdendo quella carica innovativa che l’aveva contraddistinta nel ventennio precedente. Anni in cui aveva posto con forza dirompente il tema dell’avvelenamento dei prodotti alimentari, dei terreni e delle acque da parte di pesticidi e fertilizzanti chimici.
Non è stata capace di cogliere sul nascere quelle sfide che si profilavano all’orizzonte, ad esempio in tema di:
✔ gestione delle risorse idriche; uso delle tecniche per irrigazione finalizzate al maggior risparmio di acqua e al possibile reimpiego di acque reflue;
✔ utilizzo di materiali di derivazione naturale, biodegradabili, compostabili in agricoltura per la pacciamatura, per la copertura delle serre mobili in campo o delle serre fisse;
✔ imballaggi e materiali per il confezionamento riutilizzabili, riciclabili, recuperabili, compostabili, di derivazione naturale;
✔ risparmio energetico dei processi produttivi, utilizzando negli stabilimenti alimentari le più moderne tecnologie o adottando tecniche di lavorazione e macchine operatrici in grado di diminuire il numero di passaggi per la preparazione dei terreni;
✔ trasporti ed emissioni di CO2 nell’organizzazione delle filiere, dalla movimentazione delle materie prime e dei prodotti alla sostituzione/integrazione dei motori endotermici con altre fonti energetiche diverse dai combustibili fossili;
Le sfide mancate
Non è stata capace di cogliere sul nascere quelle sfide che si profilavano all’orizzonte, ad esempio in tema di:
✔ gestione delle risorse idriche; uso delle tecniche per irrigazione finalizzate al maggior risparmio di acqua e al possibile reimpiego di acque reflue;
✔ utilizzo di materiali di derivazione naturale, biodegradabili, compostabili in agricoltura per la pacciamatura, per la copertura delle serre mobili in campo o delle serre fisse;
✔ imballaggi e materiali per il confezionamento riutilizzabili, riciclabili, recuperabili, compostabili, di derivazione naturale;
✔ risparmio energetico dei processi produttivi, utilizzando negli stabilimenti alimentari le più moderne tecnologie o adottando tecniche di lavorazione e macchine operatrici in grado di diminuire il numero di passaggi per la preparazione dei terreni;
✔ trasporti ed emissioni di CO2 nell’organizzazione delle filiere, dalla movimentazione delle materie prime e dei prodotti alla sostituzione/integrazione dei motori endotermici con altre fonti energetiche diverse dai combustibili fossili;
✔ utilizzo di fonti energetiche alternative a quelle fossili, dal solare termico e fotovoltaico fino all’eolico, al recupero e riutilizzo degli scarti ad alto valore energetico per la produzione di acqua e calore indispensabili nei processi produttivi aziendali.
Sono argomenti sui quali il movimento biologico ha espresso posizioni chiare e condivisibili, senza tradurle in azioni concrete, con requisiti tecnici all’interno di un quadro giuridico, che ne riconoscesse il valore premiante traducibile in un premium price. Ciò avrebbe consentito di comunicare ai consumatori che l’agricoltura biologica stava facendo la sua parte e che acquistare prodotti bio significava un concreto passo in avanti per contrastare la crisi climatica e il riscaldamento globale, l’avvelenamento degli oceani da plastiche e microplastiche e per salvaguardare le risorse idriche minacciate dalla siccità.
Oggi, il mercato del cibo offre sullo scaffale del supermercato tutta una serie di prodotti che, di volta in volta, si richiamano ad una generica sostenibilità, con il tipico approccio riduzionista fin troppo facile da adottare. Prodotti e imprese che cercano di emergere dall’anonimato e di fasi notare parlando di riduzione del consumo di acqua, di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, di packaging riciclabile o naturale e così via. Sono iniziative singole, di imprese alimentari orientate al marketing, con un approccio mordi e fuggi. Non hanno alle spalle un movimento culturale che elabora, discute e propone soluzioni. Non hanno una rete di aziende che gestiscono filiere agricole complesse, che fanno parte di un sistema produttivo coordinato, condiviso, riconosciuto. In realtà, è solo cibo, un cibo privo di un anima.
La domanda che ci poniamo in questo momento è: esiste un modello o un sistema agricolo diverso da quello definito come agricoltura biologica capace di raggiungere i medesimi obiettivi? Probabilmente no. Ne esamineremo alcuni che vantano innumerevoli estimatori. Tuttavia, dobbiamo sottolineare per quali motivi non possono competere con il bio in tema di risultati attesi. Ecco i molti volti di queste agricolture:
Sono argomenti sui quali il movimento biologico ha espresso posizioni chiare e condivisibili, senza tradurle in azioni concrete, con requisiti tecnici all’interno di un quadro giuridico, che ne riconoscesse il valore premiante traducibile in un premium price. Ciò avrebbe consentito di comunicare ai consumatori che l’agricoltura biologica stava facendo la sua parte e che acquistare prodotti bio significava un concreto passo in avanti per contrastare la crisi climatica e il riscaldamento globale, l’avvelenamento degli oceani da plastiche e microplastiche e per salvaguardare le risorse idriche minacciate dalla siccità.
Agricolture più bio del bio?
La domanda che ci poniamo in questo momento è: esiste un modello o un sistema agricolo diverso da quello definito come agricoltura biologica capace di raggiungere i medesimi obiettivi? Probabilmente no. Ne esamineremo alcuni che vantano innumerevoli estimatori. Tuttavia, dobbiamo sottolineare per quali motivi non possono competere con il bio in tema di risultati attesi. Ecco i molti volti di queste agricolture:
✔ Agricoltura a chilometro zero
Acquistare prodotti coltivati nel giardino di casa non fornisce alcuna garanzia su come questi prodotti siano stati coltivati, sulla eventuale presenza di residui di antiparassitari, sull’uso di concimi e sull’impatto della loro coltivazione sull’ambiente in generale.
Acquistare prodotti coltivati nel giardino di casa non fornisce alcuna garanzia su come questi prodotti siano stati coltivati, sulla eventuale presenza di residui di antiparassitari, sull’uso di concimi e sull’impatto della loro coltivazione sull’ambiente in generale.
✔ Agricoltura a residuo zero
Produrre una mela priva di residui è un fatto meramente tecnico, dal punto di vista agronomico. Sicuramente soddisfa la richiesta di un consumatore attento al tema della salubrità. Tuttavia, lo standard non è condiviso e non è riconosciuto dal mondo produttivo; non dice nulla o dice assai poco sulla difesa dell’ambiente, sul rispetto del suolo e della sua fertilità, sull’inquinamento delle acque dai fertilizzanti, salvo rifarsi ai generici dettami dell’agricoltura integrata.
Produrre una mela priva di residui è un fatto meramente tecnico, dal punto di vista agronomico. Sicuramente soddisfa la richiesta di un consumatore attento al tema della salubrità. Tuttavia, lo standard non è condiviso e non è riconosciuto dal mondo produttivo; non dice nulla o dice assai poco sulla difesa dell’ambiente, sul rispetto del suolo e della sua fertilità, sull’inquinamento delle acque dai fertilizzanti, salvo rifarsi ai generici dettami dell’agricoltura integrata.
✔ Agricoltura integrata
Questa agricoltura, che oggi qualcuno definisce sostenibile, viene da una lunga storia. Iniziata negli anni Ottanta con la lotta biologica, si è via via trasformata in un modello di agricoltura capace di coniugare uno standard di produzione completo (ma solo per le produzioni vegetali) e un sistema di certificazione simile a quello del biologico per fornire le dovute garanzie al mercato. Tuttavia, prevede l’utilizzo di prodotti fitosanitari e fertilizzanti non ammessi in biologico perché nocivi per l’ambiente e non esclude l’impiego di Ogm. Quindi non annulla quelle minacce al nostro ecosistema che hanno fatto nascere il bio.
Questa agricoltura, che oggi qualcuno definisce sostenibile, viene da una lunga storia. Iniziata negli anni Ottanta con la lotta biologica, si è via via trasformata in un modello di agricoltura capace di coniugare uno standard di produzione completo (ma solo per le produzioni vegetali) e un sistema di certificazione simile a quello del biologico per fornire le dovute garanzie al mercato. Tuttavia, prevede l’utilizzo di prodotti fitosanitari e fertilizzanti non ammessi in biologico perché nocivi per l’ambiente e non esclude l’impiego di Ogm. Quindi non annulla quelle minacce al nostro ecosistema che hanno fatto nascere il bio.
✔ Agricoltura rigenerativa convenzionale
Si concentra prevalentemente sul suolo (lavorazioni minime, attenzione alla sostanza organica, rotazione e avvicendamenti), tralasciando completamente tutto ciò che avviene sopra il suolo, in termini di uso di diserbanti, pesticidi per la protezione delle colture e la fertilizzazione.
Si concentra prevalentemente sul suolo (lavorazioni minime, attenzione alla sostanza organica, rotazione e avvicendamenti), tralasciando completamente tutto ciò che avviene sopra il suolo, in termini di uso di diserbanti, pesticidi per la protezione delle colture e la fertilizzazione.
✔ Agricoltura conservativa, blu, di precisione
A seconda dell’enfasi posta su uno o più aspetti del processo agricolo di produzione.
Il metodo biologico è stato definito in modo molto rigoroso. Tuttavia, occorre precisare che nel corso del ventesimo secolo fu data vita a un’esperienza preziosa come l’agricoltura biodinamica. Non va neppure dimenticato, che in tutto il mondo nacquero e sono a tutt’oggi attive altre esperienze di metodi agricoli alternativi a quelli convenzionali e che si richiamano ai principi e ai metodi dell’agricoltura biologica.
✔ Agricoltura biodinamica
Ideata nel 1924, coniuga tecniche agronomiche per la gestione del suolo e degli esseri viventi sulla Terra con gli effetti generati dal Cosmo su di essi, in un approccio cosiddetto olistico, corrente di pensiero filosofico che avversava il metodo riduzionistico allora in voga.
✔ Permacultura
Definita anche agricoltura permanente, è un sistema integrato e in evoluzione costituito da piante perenni o che si autoperpetuano e da specie animali utili all’uomo.
✔ Agricoltura naturale
Definita anche agricoltura del non fare, consiste nel lasciare che ogni cosa, nel sistema agricolo-ambientale, vada secondo natura: niente potature, concimazioni, cura colturale, trattamenti fitosanitari, lotte antiparassitarie o lavorazioni del terreno. Solo semina e raccolto.
✔ Agricoltura simbiotica
Mira a ripristinare, mantenere e migliorare la biodiversità e funzionalità microbica dei suoli, attraverso un insieme di buone pratiche agricole e la simbiosi tra radici e funghi micorrizici.
✔ Agricoltura rigenerativa biologica
Un approccio di riabilitazione e conservazione delle funzioni vitali del suolo e, in particolare, della sostanza organica del suo strato superficiale. L’agricoltura rigenerativa combina saperi tradizionali e conoscenze moderne, imitando il più possibile i processi naturali. È troppo simile al biologico per rappresentare una vera novità.
Riassumendo: i principi e gli obiettivi dell’agricoltura biologica hanno ispirato la nascita di altri metodi agricoli, ognuno dei quali attinge a delle porzioni di esso, senza tuttavia raggiungere quell’unicum che è rappresentato dal metodo biologico. Un metodo ufficiale, codificato dall’Unione Europea, considerato lo standard agricolo più avanzato e completo a livello mondiale.
È il biologico la punta di diamante che si pone in vetta alla piramide costituita dagli innumerevoli modelli agricoli.
A seconda dell’enfasi posta su uno o più aspetti del processo agricolo di produzione.
L'agricoltura biodinamica e le altre agricolture
✔ Agricoltura biodinamica
Ideata nel 1924, coniuga tecniche agronomiche per la gestione del suolo e degli esseri viventi sulla Terra con gli effetti generati dal Cosmo su di essi, in un approccio cosiddetto olistico, corrente di pensiero filosofico che avversava il metodo riduzionistico allora in voga.
✔ Permacultura
Definita anche agricoltura permanente, è un sistema integrato e in evoluzione costituito da piante perenni o che si autoperpetuano e da specie animali utili all’uomo.
✔ Agricoltura naturale
Definita anche agricoltura del non fare, consiste nel lasciare che ogni cosa, nel sistema agricolo-ambientale, vada secondo natura: niente potature, concimazioni, cura colturale, trattamenti fitosanitari, lotte antiparassitarie o lavorazioni del terreno. Solo semina e raccolto.
✔ Agricoltura simbiotica
Mira a ripristinare, mantenere e migliorare la biodiversità e funzionalità microbica dei suoli, attraverso un insieme di buone pratiche agricole e la simbiosi tra radici e funghi micorrizici.
✔ Agricoltura rigenerativa biologica
Un approccio di riabilitazione e conservazione delle funzioni vitali del suolo e, in particolare, della sostanza organica del suo strato superficiale. L’agricoltura rigenerativa combina saperi tradizionali e conoscenze moderne, imitando il più possibile i processi naturali. È troppo simile al biologico per rappresentare una vera novità.
Riassumendo: i principi e gli obiettivi dell’agricoltura biologica hanno ispirato la nascita di altri metodi agricoli, ognuno dei quali attinge a delle porzioni di esso, senza tuttavia raggiungere quell’unicum che è rappresentato dal metodo biologico. Un metodo ufficiale, codificato dall’Unione Europea, considerato lo standard agricolo più avanzato e completo a livello mondiale.
È il biologico la punta di diamante che si pone in vetta alla piramide costituita dagli innumerevoli modelli agricoli.
Dedico questo approfondimento a Gino Girolomoni, i cui contributi in termini di pensiero e riflessioni tanto ci mancano. Visioni non comuni sul nostro futuro, declinato non solo in termini produttivistici e mercantilistici, ma anche di alimentazione, medicina e salute, ambiente e paesaggio, filosofia ed economia sociale.
* Davide Pierleoni, dottore agronomo, responsabile marketing e commerciale del Ccpb, ha scoperto l’agricoltura biologica nei primi anni Novanta da studente universitario, in preparazione della tesi di laurea. Fondamentale nel percorso di crescita professionale l’incontro con Gino Girolomoni, pioniere del biologico, e l'esperienza nella cooperativa da lui fondata a Isola del Piano, seguita poi dall'impegno in alcuni importati enti certificatori italiani con incarichi tecnici, amministrativi e direzionali.