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L’immagine del Vinitalybio, all'ingresso del salone dedicato al vino biologico certificato. (Foto: Bio Bank/Rosa Maria Bertino)

Fiere & Co

Mercato in espansione per il vino biologico

A trainare la crescita l'ottimo rapporto qualità-prezzo. Quasi 70mila ettari coltivati in Italia, con una produzione di 3,5 milioni di litri

di Rosa Maria Bertino, Agricoltura maggio 2015

Il 2015 sarà archiviato come l’anno del vino biologico? 
Molti segnali spingono a pensarlo.
Sempre più aziende vitivinicole passano al bio ed i motivi sono più d’uno: attrarre gli amanti del vino, diversificare la produzione, rispettare l’ambiente o semplicemente sperimentare. 
Un trend che abbraccia praticamente tutti i territori del vino italiano, come rivela un’indagine realizzata da Vinitaly. Si va da marchi storici come Marchesi de’ Frescobaldi a celebri realtà del vino come Tenute Lunelli (Ferrari), fino a grandi colossi della cooperazione enoica come La-Vis e Cavit, solo per citarne alcuni. C’è chi converte solo alcune tenute, chi passa al bio tutti i suoi ettari vitati e chi punta deciso sul biodinamico.
Motivazioni e approcci diversi che partono però da un dato di fatto: l’Italia è il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici.

Secondo i dati Sinab 2013, sono oltre 67.900 gli ettari di superficie vitata biologica in Italia (23.700 dei quali in conversione). Un dato più che positivo, vista la crescita del 18,5% rispetto al 2012. Ma soprattutto in controtendenza, data la flessione delle superfici viticole totali: 646.000 ettari nel 2013 contro i 655.000 dell’anno prima. L’incidenza delle superfici bio è quindi intorno all’11%. Tradotto in termini produttivi sono 5 milioni di quintali di uva da vino, equivalenti a circa 3,5 milioni di litri, con un peso di oltre il 7% sulla produzione nazionale complessiva.
Un mercato aperto dalle cantine storiche del biologico e del biodinamico, le prime a credere nel valore e nel futuro di queste produzioni, in un clima iniziale tutt’altro che favorevole.
Oggi è diverso: le qualità del vino bio non si discutono più. Come emerge anche dal test di Altroconsumo, effettuato nel 2102, sui vini rossi biologici italiani più diffusi nella grande distribuzione: tutti di ottima qualità e con un buon rapporto qualità-prezzo, solfiti ben al di sotto del limite di legge, pesticidi assenti. Conclusione: non occorre spendere troppo per bere bene, i vini più buoni sono anche i meno cari, con un prezzo inferiore ai sei euro.

Per Vinitaly la conferma di aver imboccato la strada giusta nel 2014, con il salone specializzato Vinitalybio, realizzato in collaborazione con Federbio. L’edizione 2015 ha riunito 70 cantine certificate con oltre 500 etichette. Per l’Emilia-Romagna: Podere Giardino di Reggio Emilia, Tomisa e Tenuta Santa Cecilia alla Croara di San Lazzaro di Savena (BO), Tenuta Santa Lucia di Mercato Saraceno (FC) e Tenuta Biodinamica Mara di San Clemente di Rimini.
Un fermento su cui incombe la revisione della normativa generale sull'agricoltura biologica, ad appena tre anni dall’approvazione del regolamento europeo dedicato ai vini biologici.
Al centro del dibattito la salvaguardia di alcune pratiche, come quella del mosto concentrato, di estrema importanza per la tradizione enologica italiana e la riduzione dei coadiuvanti, tra cui anche i solfiti, per marcare ancora di più la differenza tra vino biologico e convenzionale.
Intanto sul mercato cresce la richiesta di vino vegan. Perché non tutti sanno che per la chiarificazione si utilizzano sostanze organiche di origine animale, ma i vegani sì. E sono sempre di più.