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Bio Bank

Rapporto Bio Bank 2024: in Italia meno attività bio, ma più consumi

Ampia la diffusione del bio fuori dai canali specializzati, mentre si riduce la loro quota di mercato e il numero di attività

di Rosa Maria Bertino – 22 gennaio 2025

Il bio resiste alle sfide

È sorprendente come in un contesto dove impera il mantra della sostenibilità il bio debba ancora competere per affermare la sua centralità. Tutto sembra più verde del bio, complici molti subdoli green claim e varie insidiose forme di greenwashing. Come cambierebbe la percezione dei consumatori se le aziende bio fossero così brave a comunicare i propri valori ambientali e salutistici come altre lo sono a distrarre dalla loro assenza?

La buona notizia è che il biologico resiste anche a queste sfide, come confermano i dati nazionali, europei e mondiali del bio pubblicati sul Rapporto Bio Bank 2024. Il valore del mercato bio italiano è salito infatti a 9,1 miliardi di euro nel 2023: +8,7% sul 2022, +135% in dieci anni. Salgono anche i consumi domestici, arrivati a 4,2 miliardi: +6,7% sul 2022, un punto in più dell’inflazione annua. Continua la crescita a due cifre dei consumi fuori casa, pari a 1,3 miliardi di euro: +18,1% sul 2022. E cresce dell’8%, quindi non più a due cifre, anche l’export, che raggiunge 3,6 miliardi di euro, secondo i dati Nomisma per Osservatorio Sana.

>Sfoglia il Rapporto Bio Bank 2024 su Issuu



Italia: leader dell’export bio

Secondo i dati Fibl-Ifoam pubblicati su The World of Organic Agriculture 2024, riferiti invece al 2022, il mercato globale dell’agroalimentare biologico ha raggiunto i 135 miliardi di euro, con una crescita dell’8,2% rispetto al 2021 e del 146% negli ultimi 10 anni. In Europa, invece, passata la spinta salutistica della pandemia, fa capolino per la prima volta una lievissima flessione dei consumi. Nei 41 Paesi europei rilevati le vendite hanno toccato infatti i 53 miliardi di euro (-2% sul 2021, +121% sul 2013). Anche i mercati storici del bio, con un forte consumo interno, devono fare i conti con una domanda in contrazione.

Nello scenario europeo confermato il ruolo trainante del nostro Paese, al primo posto per export e per numero di aziende di trasformazione, ben 23.600 sul totale di circa 92mila, una su quattro. L’Italia è poi in terza posizione per le vendite al dettaglio sul mercato domestico. Guardando infine ai dati strutturali è di nuovo al primo posto per numero di produttori agricoli bio, al terzo per le superfici agricole bio, al quinto per la quota di superfici bio sulla Sau totale. Quota che era al 18,7% nel 2022, contro la media del 10,4% nell’Unione Europea, mentre nel 2023 è già salita al 19,8%.

I trend di 3.300 attività bio

Cuore del Rapporto i dati Bio Bank sulle 3.270 attività bio censite nel 2023, delineate attraverso commenti, analisi e un ricco set di informazioni. In calo il numero di attività bio per cinque tipologie sulle sei monitorate nel Rapporto, rispetto al 2022: negozi -7,8%, ristoranti -1,8%, aziende cosmesi -8,3%, profumerie -5%, e-commerce cosmesi -11,4%. Unica eccezione gli e-commerce di alimenti bio, con un +0,6%. Il numero totale di attività bio,  delle sei tipologie monitorate, è quindi in flessione del 5,6% rispetto al 2022. Flessione analoga anche negli ultimi cinque anni pari al 5,9% sul 2019, con decrementi a due cifre per negozi (-23,7%) e ristoranti (-10,9%), allineato il calo di aziende cosmesi (-8%) e profumerie (-7,9%), stabili gli e-commerce di cosmesi (+1,2%), ancora a due cifre la crescita degli e-commerce alimenti (+57,8%). 

Il calo del numero di attività bio di retail e ristorazione, in presenza di un giro d’affari bio in crescita del 9,1% sul mercato interno, è il risultato dell'ampia diffusione dei prodotti bio fuori dai canali specializzati, nel segno della multicanalità. Emblematica la quota della grande distribuzione sulle vendite bio, che in dieci anni è salita dal 40 al 58%, mentre quella dei negozi bio è scesa dal 36 al 23%, come evidenzia il Focus Bio Bank - Supermercati & Specializzati 2024. Le vendite 2023 salgono infatti del 4,5% nei negozi e del 7,9% nella Gdo, con l’inflazione al 5,7%. Ma i negozi bio restano insostituibili nel rappresentare l’identità e i valori del bio.
Il turnover negativo delle aziende di cosmesi rivela invece la fatica di un comparto ricco di potenzialità, ma minato dall’assenza di una normativa europea, dall’eccesso di disciplinari privati e dal proliferare del greenwashing.

Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano regioni leader per numero assoluto di attività bio, mentre Trentino-Alto Adige, Marche ed Emilia-Romagna sono in testa per densità di attività. L’Emilia-Romagna resta l’unica presente in entrambe le classifiche.

Da non perdere le utili pagine finali con il panorama aggiornatissimo delle più autorevoli fonti di dati sul biologico. Tutto in 100 pagine liberamente consultabili su issuu.com/biobank.  

Il bio al centro della sostenibilità

La centralità del bio è fuori discussione. Perché la produzione di cibo è responsabile di oltre un terzo delle emissioni di gas serra, in gran parte dovute agli allevamenti intensivi, mentre la febbre del Pianeta continua a salire. Nel 1995, anno della Cop1, prima conferenza sul clima a Berlino, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera era di 361 ppm. A dicembre 2024, chiusa la Cop28 a Dubai, è arrivata a 427 ppm, come riporta il sito co2.earth.
Dalla Cop28 sono arrivati però segnali, per la prima volta rilevanti e inequivocabili, sul ruolo del cibo nella crisi climatica e sulle azioni possibili per mitigarlo. L’obiettivo individuato è ridurre del 50% il consumo di carne entro il 2050 attraverso fonti proteiche alternative. Per accelerare la transizione ecologica, la Danimarca è già passata all’azione, istituendo la prima tassa al mondo sulle emissioni di gas serra da agricoltura e allevamento

Brucianti le parole del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: "L'era del riscaldamento globale è finita, è arrivata l'era dell'ebollizione globale. I leader mondiali devono agire”. Del resto lo scienziato svedese Johan Rockström, direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, nel 2009 aveva già lanciato l'allarme per il superamento di tre limiti sui nove vitali per il sistema Terra. Oggi Rockström purtroppo conferma che stiamo superando il settimo. Ma ancor prima, nel 1972, gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology avevano denunciato i limiti dello sviluppo nello studio The Limits to Growth, sfatando il mito della crescita infinita in un mondo finito.

Tutto l’agroalimentare è quindi chiamato a ridurre il suo insostenibile impatto ambientale. Dunque, mai come ora, il biologico è necessario, perché indica la direzione di marcia per l’intero comparto agroalimentare. È nel cuore dell’economia circolare, centrale nella transizione ecologica, essenziale per mitigare i cambiamenti climatici, in prima linea nella difesa della biodiversità, sostanziale per rigenerare la fertilità del suolo, vitale per la salute della Terra e del genere umano. E allora avanti tutta con il bio!

Sfoglia le edizioni precedenti del Rapporto Bio Bank

Il Rapporto Bio Bank esce dal 2007. Fino al 2014 è stato pubblicato all'interno dell'annuario cartaceo Tutto Bio. Dal 2015 è diventato autonomo in edizione esclusivamente digitale, ampliando anno dopo anno i contenuti, le analisi, i grafici e le infografiche. Parallelamente la foliazione è passata dalle 28 pagine dell'edizione 2015 alle 100 del 2024. Per un utile confronto sull'evoluzione dei dati, ecco le precedenti edizioni consultabili su Issuu:

Rapporto Bio Bank 2024

Il biologico nel mondo, in Europa e in Italia secondo le elaborazioni e i dati Bio Bank. Dagli alimenti alla cosmesi
di Rosa Maria Bertino, Achille Mingozzi, Emanuele Mingozzi