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Gli scaffali con l'assortimento compatto di alimenti biologici nel drugstore Dm di Bologna. (Foto: Bio Bank/Emanuele Mingozzi)
Distribuzione - Evergreen
10 tappe per entrare in Gdo con la propria marca bio
L’avanzata del biologico nella Gdo, come arrivare sugli scaffali e restarci
di Rosa Maria Bertino e Alberto Pizzolo* – 18 gennaio 2022
Per entrare nella grande distribuzione con una propria gamma di alimenti biologici non basta avere cuore e passione, credere nel proprio prodotto e avere un bravo venditore. Oltre a un progetto interessante e credibile, servono la conoscenza delle proprie capacità e la disponibilità a mettersi in discussione, con un approccio mentale corretto dal punto di vista aziendale, marketing e commerciale. Le piccole e medie aziende bio che vogliono entrare nella Gdo devono essere consapevoli di iniziare un nuovo viaggio, con una serie di tappe intermedie che vanno necessariamente affrontate. Alta professionalità, specializzazione ed esperienza sono perciò attrezzature fondamentali per intraprendere nel modo migliore questo nuovo percorso. Un terreno che può essere insidioso se affrontato superficialmente, ma che si rivelerà ricco di opportunità di crescita e sviluppo se gestito con attenzione e competenza.
Indice
- Bio strategico nelle marche della Gdo
- Bio tra supermercati e specializzati
- Bio tra marca del distributore e industria di marca
- Tutti i dati sul quinto Focus Bio Bank
- Entrare in Gdo in 10 tappe
Bio strategico nelle marche della Gdo
Partiamo quindi con lo scenario di riferimento, così come emerge dai dati Bio Bank raccolti dal 2001 al 2020, con la collaborazione delle principali catene distributive operanti in Italia. L’offerta biologica sugli scaffali della Gdo è infatti cresciuta in modo esponenziale negli ultimi dieci anni. Da un lato con la marca del distributore (Mdd) che assegna al bio un ruolo strategico muovendo un esercito di terzisti. Dall’altro con l'offerta sempre più ampia di prodotti biologici da parte dell’industria di marca (Idm): dalle multinazionali alla grande industria agroalimentare nazionale, dalla marea di piccole e medie aziende che diversificano nel bio alla aziende storiche che il biologico l’hanno scelto fin dalla prima ora.Bio tra supermercati e specializzati
Nel 2021 il mercato del bio in Italia ha raggiunto i 4,6 miliardi di euro, più che un raddoppio negli ultimi dieci anni. Ma mentre nei supermercati le vendite bio sono quasi quadruplicate arrivando a 2,2 miliardi di euro, nel negozi bio ruotano intorno a un miliardo di euro, come nel 2012. In dieci anni l’incidenza dei singoli canali sulle vendite al dettaglio si è quindi capovolta: i supermercati sono saliti dal 31 al 56%, i negozi sono scesi dal 53 al 26%, in linea con quanto accade in Francia e Germania. Il sorpasso è avvenuto nel 2014, con tassi di crescita delle vendite a due cifre nel triennio 2016-2018 (dal 21 al 43% all’anno), mentre dal 2019 gli incrementi sono decisamente più contenuti (dal 2 al 5% all’anno).Bio tra marca del distributore e industria di marca
In continua crescita anche i prodotti bio a marchio della grande distribuzione, passati dai 644 del 2001 ai 5.851 del 2020 nelle 27 catene censite da Bio Bank, un’offerta che si è moltiplicata per nove in vent’anni. Nel 2020 si somma il balzo aggiuntivo per l’entrata nel rilevamento di Dm, catena di drugstore che porta in Italia il modello tedesco, specializzato su bellezza e pulizia, ma integrato con l’alimentazione. Considerando che per ogni prodotto bio a marchio della Gdo ne entrano quasi tre con le marche dell’industria, si stima un totale di 22mila referenze bio, spalmate su una rete di circa 24mila punti vendita che coprono ogni angolo del territorio e incrociano ogni giorno una marea di potenziali clienti. Bastano questi pochi numeri per fotografare l’impatto del biologico nella grande distribuzione e per capire che in una torta così grande ognuno vorrebbe la sua fetta.Tutti i dati sul quinto Focus Bio Bank
Per approfondire basta sfogliare il Focus Bio Bank - Supermercati & Specializzati 2021, liberamente consultabile su Issuu, che presenta i dati aggiornatissimi sulla dinamica dei due canali distributivi chiave del bio:
Supermercati
- alimenti bio, alimenti equosolidali e cosmesi bio nelle marche della grande distribuzione
- punti vendita, fatturato, marche del distributore (Mdd) e dell’industria (Idm)
- panoramica visiva di marche e prodotti
- trend referenze bio dal 2001 al 2020 (Mdd) e catene leader
Negozi specializzati
- evoluzione dei negozi di alimenti biologici dal 1993 al 2020
- variazioni, trend e identikit degli specializzati
- catene di negozi specializzati
- programmi promozionali dei distributori.
Entrare in Gdo in 10 tappe
Siete pronti allora? Il viaggio sta per iniziare… In 10 punti racconteremo i passaggi fondamentali per arrivare sugli scaffali della grande distribuzione con la gamma di alimenti bio a proprio marchio. Lavorare come partner con la marca del distributore è infatti tutta un’altra storia e richiede aspetti dimensionali diversi. Ma, per capire dove stiamo andando, è importante conoscere anche i dati sulle private label e il rapporto Mdd-Idm differente in ogni catena.
- 1 - L’azienda tra presente e futuro
Mission e vision non sono concetti astratti, ma la risposta consapevole ad alcune domande chiave sul presente e sul futuro che l’azienda deve farsi: chi siamo e cosa facciamo oggi? Quali sono i nostri sogni e dove vorremmo essere fra tre-cinque anni? L'identità e il senso di appartenenza all'azienda sono importanti, così come la coerenza con la propria visibilità su media e social. Sembra complicato? Non così tanto, se ci confrontiamo con trasparenza con un esperto, meglio se esterno all’azienda. Si parte analizzando esperienze e risultati conseguiti, potenzialità produttive e capacità di investimento, aspetti normativi e di certificazione. Un lavoro propedeutico per poi individuare peculiarità e tratti distintivi, punti di forza e di debolezza, minacce e opportunità (Swot Analysis).
- 2 - Viva la concorrenza!
Per definire il contesto competitivo di riferimento è fondamentale analizzare mercato e concorrenza, prendendo spunti e idee da implementare per lo sviluppo strategico del proprio progetto. Fondamentali i dati di mercato disponibili in azienda o reperiti da altre fonti informative (riviste specializzate, fiere di settore, indagini dedicate) e da società specializzate con servizi a pagamento (Iri, Nielsen, ecc.). Questa attività viene eseguita in modo approfondito secondo i principi del benchmarking competitivo, "processo sistematico e continuo per la comparazione delle performance, delle funzioni o dei processi delle organizzazioni” così come lo definisce la Commissione Europea. Analizzando i dati raccolti vengono individuate le caratteristiche e peculiarità dell’offerta aziendale (ingredienti, plus nutrizionali, formati, packaging, prezzo, certificazioni, sostenibilità, valori etici, ecc.), confrontandole con i potenziali concorrenti.
- 3 - Alla scoperta del punto vendita
- 4 - L’ultima parola al consumatore
- 5 - La differenza che fa la differenza
In un contesto altamente competitivo occorre individuare e valorizzare la peculiarità distintiva dell'azienda, che permetta di raccontare qualcosa di nuovo, interessante e spendibile, suscitando l'interesse del buyer e al tempo stesso del consumatore finale. È la cosiddetta Unique Selling Proposition (Usp), letteralmente l’argomentazione esclusiva di vendita. Questo punto di forza caratteristico dell’azienda, se riconosciuto dal target del mercato di riferimento, consente alla piccola realtà produttiva di distinguersi dalla grande industria agroalimentare. Si tratta insomma di una vera e propria chiave di volta: tutto lo sviluppo presente e futuro dell'azienda dovrà essere coerente con il messaggio trasmesso che ruota intorno a questo elemento. La piccola azienda, più flessibile, dinamica e ricettiva, ha un vantaggio competitivo importante. Sarebbe davvero un peccato non utilizzarlo a proprio favore.
* Alberto Pizzolo lavora nel food da oltre vent’anni e considera la vendita come la naturale conseguenza di un progetto ben fatto. Nel tempo acquisisce un’importante e comprovata esperienza nel biologico, gestendo relazioni con grandi clienti e distributori in Italia e all’estero. Accompagna le piccole e medie aziende nello sviluppo consapevole di nuovi progetti marketing e commerciali.
- 6 - Il vantaggio vale se è per tutti
- 7 - La percezione del valore
- 8 - L'identikit dell'insegna
- 9 - La coerenza davanti al buyer
- 10 - Il viaggio continua…
Vedere finalmente il proprio prodotto sul lineare di una catena importante riempie di soddisfazione l’imprenditore. È il coronamento del lavoro di squadra dell'intera azienda. Ma attenzione a non scambiarlo con un punto d’arrivo, con un traguardo. È solo il punto di partenza. Lungo il percorso occorre saper cogliere i segnali e i riscontri del mercato, analizzare periodicamente i dati di vendita, essere disponibili a modificare e migliorare. Dobbiamo essere sempre pronti a metterci in discussione con umiltà, pur nella piena consapevolezza delle nostre capacità. Il viaggio è appena iniziato, siamo alla prima tappa di un percorso che ci auguriamo il più lungo possibile.
* Alberto Pizzolo lavora nel food da oltre vent’anni e considera la vendita come la naturale conseguenza di un progetto ben fatto. Nel tempo acquisisce un’importante e comprovata esperienza nel biologico, gestendo relazioni con grandi clienti e distributori in Italia e all’estero. Accompagna le piccole e medie aziende nello sviluppo consapevole di nuovi progetti marketing e commerciali.