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Agroalimentare: 10 tappe per ottenere la certificazione bio

L’iter non è né semplice, né breve. Altrettanto impegnativo è mantenere la certificazione. Ma il bio è un vero investimento sul futuro.

di Rosa Maria Bertino e Massimo Govoni* – 7 settembre 2022

Sono molte e differenti le motivazioni che portano un’azienda agroalimentare a entrare nel mondo del bio. Può essere una scelta tattica per non perdere una fetta di mercato, una scelta strategica per diversificare l’offerta e cogliere più opportunità oppure una scelta valoriale che impegna l’intera azienda con tutta la sua produzione, non solo una una parte. Sono tantissimi anche i dubbi e molte le domande per chi si affaccia in questo comparto così piccolo in termini percentuali, appena il 3,4% dei consumi agroalimentari nazionali, ma così trainante sui mercati europei e internazionali.

Indice

  • L’Italia protagonista del bio
  • La regolamentazione del bio
  • I dati del 15° Rapporto Bio Bank
  • Entrare nel bio in 10 tappe

L’Italia protagonista del bio

L’Italia gioca infatti un ruolo da protagonista nel panorama internazionale del bio. In Europa, la grande Europa che conta 47 Paesi, non l’Unione Europea a 27, l’Italia nel 2019 è infatti al primo posto per il valore dell’export, con un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro. Seguono, con un bel distacco, Spagna e Francia con 0,9 e 0,8 miliardi di euro. Altro primato italiano, dato strettamente correlato all’export, è il numero di aziende di trasformazione, oltre 21mila sul totale europeo di quasi 82mila. In pratica un trasformatore europeo su quattro opera in Italia. Sono loro la forza motrice del made in Italy bio, così ricercato e apprezzato sui mercati internazionali. La Francia ne conta oltre 19mila, la Germania più di 16mila, la Spagna solo 5mila. L’Italia è poi in terza posizione per le vendite al dettaglio sul mercato domestico, che hanno raggiunto i 3,6 miliardi di euro. In testa la Germania con ben 12 miliardi di euro, e la Francia con 11,3.

Guardando invece ai dati strutturali l’Italia è al secondo posto in Europa per numero di produttori con oltre 70mila aziende agricole e al terzo per le superfici con 1,99 milioni di ettari dedicati al biologico. Al 16% la quota bio sulla Sau totale (dati Sinab 2019) che colloca l'Italia in sesta posizione, mentre Germania e Spagna sono entrambe al 10% e la Francia all’8%. 
L’obiettivo dell'Unione Europea di triplicare le superfici bio arrivando al 25% entro il 2030, a fronte dell'8% raggiunto nel 2019, è quindi assolutamente realistico per l’Italia. A patto che alla legge sul bio seguano adeguate politiche per lo sviluppo dell’agricoltura biologica. È questo il vero investimento sul futuro.


I dati del Rapporto Bio Bank

Per approfondire basta sfogliare il 15° Rapporto Bio Bank con le numerose infografiche che visualizzano a colpo d’occhio i dati strutturali e di mercato europei e mondiali elaborati a partire dalle statistiche Fibl-Ifoam riferiti al 2019:



La regolamentazione del bio

I pionieri dell’agricoltura biologica in Europa, partiti nei primi anni 70, erano sostenuti da una grande spinta ideale, ma senza alcuna certezza normativa. La prima regolamentazione europea sul biologico è arrivata infatti solo vent’anni dopo, nel 1991, con il regolamento europeo 2092, sostituito nel 2009 dal regolamento 834/2007 e dal 1° gennaio 2022 dal regolamento 848/2018 che consente la certificazione di gruppo per i piccoli produttori o di nuovi prodotti come il sale. Un corpo normativo complesso, in perenne aggiornamento, compresa l’articolata legislazione nazionale. Ultimo atto la legge che regola e incentiva il biologico in Italia, attesa da oltre 15 anni, con il decreto del Ministero delle Politiche agricole n. 229771 del 20 maggio 2022, entrato in vigore il 1° luglio. Un anno cruciale dunque il 2022, ma di nuovo in attesa, tra istituzione dei distretti biologici e introduzione del marchio Biologico Italiano per i prodotti biologici ottenuti da materie prime italiane. 



Entrare nel bio in 10 tappe

Ecco allora le 10 tappe fondamentali per ottenere la certificazione bio che, è bene sottolinearlo, è solo il punto di partenza, non certo quello di arrivo. L’importante è poter contare lungo tutto il percorso su persone con competenze specifiche sul biologico, con una profonda conoscenza della normativa e una buona esperienza, siano esse preparate risorse aziendali o affidabili consulenti esterni.

  • 1 - Identificare l'impresa
La porta d’ingresso per entrare nel biologico si chiama fascicolo aziendale. È questo il primo passo per tutte le imprese che decidono di entrare nel mondo del bio. L’obbligo deriva dall’introduzione dei sistemi informatici per la gestione della notifica di attività con metodo biologico. Non è infatti possibile accedere alle piattaforme online se l’azienda non è stata precedentemente identificata attraverso il proprio fascicolo aziendale. 

In realtà, il fascicolo è stato creato per le imprese agricole e serve per gestire i loro rapporti con gli Enti Pubblici (domande di contributi, per intenderci). Può quindi indurre qualche perplessità il fatto di sottoscrivere una pratica che nulla ha a che fare con un’impresa commerciale. Ma è la condizione necessaria per procedere alla successiva domanda di certificazione. L’assistenza per questa pratica è di esclusiva competenza dei Centri di Assistenza Agricola (CAA) presenti su tutto il territorio nazionale, spesso emanazione dei sindacati agricoli. I documenti e le informazioni da fornire sono molti e riguardano sia l’azienda, sia il rappresentante legale.

  • 2 - Notificare l’inizio attività bio
Una volta aperto il fascicolo aziendale si può procedere con la notifica di attività con metodo biologico. È questa la vera e propria domanda per entrare nel sistema di controllo previsto dalla normativa europea. Per effettuare la notifica occorre registrarsi e accedere alla piattaforma informatica della propria regione, ma solo per le aziende che risiedono in Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Puglia. Tutte le altre aziende devono invece fare riferimento alla piattaforma informatica nazionale SIB (Sistema Informativo Biologico). Naturalmente ogni piattaforma ha le proprie regole e procedure d’utilizzo.

  • 3 - Definire i programmi annuali
Insieme alla notifica di attività con metodo biologico è necessario predisporre anche il Programma Annuale delle Preparazioni (PAP) e/o il Programma Annuale delle Importazioni (PAI). Questi programmi forniscono alle autorità pubbliche competenti e agli organismi di controllo (OdC) indicazioni in merito ai prodotti biologici e alle relative quantità che si prevede di produrre, importare e commercializzare nell’arco dell’anno.
Quali aziende devono fare il PAP? Le aziende che svolgono attività di tipo produttivo o commerciale sul territorio nazionale.
Quali aziende devono fare il PAI? Le aziende che chiedono la certificazione per l’attività di importazione di prodotti biologici da paesi extra UE. Ma attenzione, queste aziende devono produrre anche il PAP, quindi entrambi i documenti.

  • 4 - Scegliere l’organismo di controllo
In Italia sono attivi 19 organismi di controllo, più due per la sola provincia di Bolzano. Il loro riconoscimento avviene da parte del Ministero delle Politiche agricole, sulla base della rispondenza ai criteri di indipendenza, imparzialità, efficacia, competenza e affidabilità. L’accreditamento alla norma tecnica ISO 17065 è invece affidato ad Accredia che ne verifica l’operato, monitorando nel tempo le loro prestazioni. La scelta dell’OdC che affiancherà l’azienda è importante. Per questo occorre valutare bene le proprie esigenze, le caratteristiche dell’OdC, fare qualche incontro conoscitivo e valutare varie proposte, non solo in base ai costi.
L’elenco sempre aggiornato degli organismi di controllo del biologico è disponibile qui
Cliccando su ogni OdC si apre la relativa scheda con link diretto a sito ed e-mail.

  • 5 - Valutare le criticità aziendali
L’analisi completa dell’organizzazione d’impresa, ovvero il pre-audit aziendale, è un passaggio fondamentale per preparare l’azienda alla certificazione. In questa fase occorre individuare eventuali criticità e proporre i necessari correttivi. L’intero processo deve infatti essere conforme ai criteri richiesti dalla normativa europea e italiana sul biologico.
Questo tipo di audit prevede l’analisi di tutti i settori dell’azienda: 
  • processi produttivi (impianti, attrezzature, flussi e pratiche di lavorazione in atto); 
  • sistema di gestione della documentazione aziendale; 
  • sistema di autocontrollo e uso effettivo del piano Haccp; 
  • aspetti e abitudini incompatibili con una gestione in biologico.
L’accuratezza e la veridicità di questa fotografia aziendale sono fondamentali per garantire all’organizzazione una partenza con il piede giusto. Mentre analisi errate o omertose, sono il presupposto per un passo falso.

  • 6 - Mettere in atto i correttivi
Una volta raggiunta piena consapevolezza del disallineamento tra la situazione aziendale esistente e lo standard da raggiungere per la conformità alla normativa sul bio, vanno progettati gli interventi correttivi, revisionando e aggiornando le regole operative. A conclusione è necessario testare il nuovo sistema, verificando se gli interventi proposti permettono realmente di raggiungere la piena conformità. Questa fase prevede analisi di controllo, anche di tipo analitico, per verificare molteplici aspetti come il rischio di contaminazione e la piena rintracciabilità risalendo dal prodotto finale alle materie prime utilizzate. Conclusa positivamente questa fase l’azienda è pronta per l’adesione al sistema di controllo attraverso la preparazione dei documenti di certificazione. 

  • 7 - Dichiarare il proprio impegno
La dichiarazione d’impegno, ovvero una relazione tecnica, è la descrizione delle misure precauzionali che l’azienda si impegna a mettere in atto per garantire il rispetto della normativa sul bio. In particolare quanto indicato all’articolo 39 del regolamento europeo 848/2018. Si tratta dell’insieme di regole operative, di autocontrollo e di registrazione da introdurre in azienda allo scopo di garantire che il prodotto alimentare immesso sul mercato sia conforme. 
Quali punti devono essere trattati nella dichiarazione d’impegno? Eccoli:
  • descrizione completa dell'unità produttiva e delle attività svolte;
  • misure da prendere per garantire il rispetto delle norme di produzione biologica;
  • misure da prendere per ridurre il rischio di contaminazione da parte di prodotti o sostanze non autorizzati;
  • procedure di pulizia dei magazzini e di tutti i locali e delle attrezzature di produzione;
  • sistema di tracciabilità aziendale che garantisca la piena rintracciabilità dal lotto finale di vendita fino alle materie prime utilizzate per produrlo.
La dichiarazione d’impegno è obbligatoria per tutti gli operatori, nessuno escluso. Come pure la sua immediata predisposizione alla prima applicazione del regime di controllo ed il suo aggiornamento ogni volta che i dati indicati cambiano, presentando la revisione al proprio OdC.

  • 8 - Ricevere la verifica ispettiva
A questo punto tutto è pronto per il primo audit di certificazione, ovvero la visita ispettiva, accogliendo il personale dell’OdC scelto per la certificazione biologica dell’azienda. Scopo del primo audit è quello di comprendere se l’impresa è in grado di produrre prodotti biologici conformi al regolamento europeo. Il tecnico ispettore dovrà quindi effettuare una duplice verifica, sia documentale sia fisica con sopralluogo ai locali e alle attrezzature, per verificare che:
  • l’azienda abbia predisposto tutta la documentazione prevista per la domanda di certificazione;
  • il contenuto di tali documenti corrisponda alla realtà aziendale che sta verificando;
  • la realtà aziendale soddisfi i criteri minimi stabiliti dalla normativa.
Al termine dell’audit il tecnico ispettore compilerà un verbale, il rapporto di verifica ispettiva, nel quale indicherà le sue conclusioni esprimendo un giudizio tecnico sull’idoneità o meno dell’azienda alla certificazione. Nel verbale ci sarà spazio tra l’altro, anche per controdeduzioni dell’azienda ed eventuali non conformità rilevate, da risolvere prima di ottenere la certificazione.

  • 9 - Ottenere il certificato
La decisione sul rilascio della certificazione all’azienda, sulla base dei dati raccolti dal tecnico ispettore, viene effettuata da un apposito organismo interno dell’OdC. Normalmente tale decisione riflette il giudizio espresso dal tecnico ispettore. Ma è bene sottolineare che non è lui a decidere. Il suo compito è esclusivamente quello di fornire un competente parere tecnico. Solo dal momento in cui si è in possesso del certificato, emesso dall’OdC ai sensi del regolamento europeo 848/2018, si è autorizzati a immettere sul mercato prodotti biologici. Da questo momento in poi l’azienda è tenuta a mantenere in perfetta efficienza il processo produttivo e sempre aggiornata la documentazione interna di registrazione. L’OdC, da parte sua, effettuerà controlli periodici, in media da una a tre ispezioni l’anno, in funzione di un sistema di calcolo del rischio che permette di distribuire in modo efficiente le proprie risorse, così da indirizzarle dove maggiore è il rischio di non conformità da parte degli operatori controllati. 

  • 10 - Valorizzare la certificazione
Come abbiamo visto, l’iter per ottenere la certificazione non è né semplice, né breve. Altrettanto impegnativo è mantenerla nel tempo. Dove c’è produzione di alimenti bio la complessità è di casa. ll biologico ne aggiunge una tutta sua, con un corpo normativo specifico e complesso. Ma occorre anche valorizzare la certificazione, non solo sulle confezioni con le varie diciture che identificato il bio, compresa l’Eurofoglia, il marchio unico europeo del bio obbligatorio in etichetta. Ma soprattutto informando e comunicando questa scelta, il posto e il valore che ha nella strategia della propria azienda.


Massimo Govoni è socio fondatore e amministratore unico di Bioqualità bioqualita.it
La società offre servizi di consulenza sulla certificazione biologica e formazione del personale alle aziende del settore agroalimentare. Tra i servizi anche l’aggiornamento normativo con l’innovativo sito interamente dedicato alla normativa europea e nazionale per la certificazione biologica NormativaBio.it

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