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Bio Bank

Biologico: il Giappone guarda l’Italia

Lo studio del professor Jaehyeon Lee dell’Università di Kagoshima, le domande che ha rivolto a Bio Bank

di Rosa Maria Bertino – 26 novembre 2019

Il Giappone guarda all’Italia come possibile modello di sviluppo.
Il Ministero dell'Agricoltura, foreste e pesca nipponico ha infatti incaricato Jaehyeon Lee, professore di Economia agraria dell’Università di Kagoshima, di condurre uno studio funzionale alla crescita del settore agroalimentare biologico giapponese, una realtà ancora di nicchia. Il mercato giapponese vale infatti 1,6 miliardi di euro in un Paese che conta 127 milioni di abitanti (vedi scheda a fine articolo), contro i 4,1 miliardi dell’Italia con 61 milioni di abitanti.
E ha deciso di studiare il caso italiano perché in Italia il biologico ha lasciato la nicchia per diventare di massa e negli anni il settore si è dotato di numerosi strumenti informativi che ne testimoniano il grado di maturità.
Tra le varie esperienze italiane che il professor Lee ha voluto incontrare e intervistare nel suo recente viaggio in Italia, c’è anche Bio Bank.
Ecco le domande che ci ha rivolto e le risposte che abbiamo dato attraverso la sua interprete, Daisuke Kurihara.

Come è nata Bio Bank e in quale contesto?

Tutto è partito all’inizio del 1993, dall’idea di realizzare un annuario del biologico in Italia. Lo volevamo specializzato, professionale, aggiornato. Uno strumento utile, di servizio, da tenere sempre a portata di mano. Per realizzare l’annuario serviva un censimento sistematico delle attività esistenti. Per archiviare i dati serviva una banca dati… una vera e propria scommessa.
Dopo un anno e mezzo di lavoro, nel giugno del 1994 presentavamo a Roma la prima spartana edizione dell’annuario cartaceo Tutto Bio, con i dati di 1.200 attività. In quell'anno non immaginavamo certo di arrivare a censire oltre 15mila attività bio e di pubblicare nel 2019 la venticinquesima edizione dell’annuario!
Gli operatori del biologico dispongono oggi di una notevole quantità di dati e risorse gratuite: dalle banche dati su operatori, sementi e mezzi tecnici ai report su mercati e canali distributivi, fino ai dati statistici. Basta scorrere l’elenco aggiornatissimo delle fonti più autorevoli appena pubblicato sul Rapporto Bio Bank 2019.
Ma nei primi anni Novanta non era così. Per capire il contesto, basta ricordare cosa avvenne a Roma il 13 dicembre 1994, in occasione di un convegno per sensibilizzare il mondo politico e istituzionale sull’agricoltura biologica. Avendo da poco pubblicato il primo annuario professionale del settore, anche Bio Bank era tra i partecipanti, insieme a pionieri del bio, tecnici della prima ora, organismi di controllo e funzionari regionali. Tra gli organizzatori girava un foglio dattiloscritto con i numeri chiave del settore, ma non tutti concordavano su quelle stime. Fino all’ultimo momento, prima della presentazione, le cifre vennero ritoccate con il bianchetto.
Fu dopo aver visto quel tira e molla che nacque il desiderio di mettere in fila non solo le informazioni sugli operatori, ma anche i dati strutturali del settore. Semplicemente perché serviva. Per dieci anni, dal 1994 al 2003, i dati su aziende e superfici bio sono stati raccolti da Bio Bank presso gli organismi di controllo, con un impegno non piccolo, elaborati e restituiti aggregati come patrimonio di tutti.
In primis in occasione del Sana di Bologna (la fiera di riferimento del biologico italiano), con un convegno dedicato ogni anno per dieci edizioni consecutive, poi con la pubblicazione cartacea Il biologico in cifre, compendio statistico di oltre cento pagine sul settore del quale uscirono quattro edizioni (1999, 2001, 2002, 2004).

Come si è sviluppata l’attività editoriale?

La seconda tappa importante è stata la creazione del portale biobank.it nel 1999, come naturale integrazione online dell’informazione, in italiano e in inglese. Oggi nelle Banche dati e nelle Mappe online sono pubblicate gratuitamente oltre 11.000 attività bio italiane, solo se rispondono ai criteri Bio Bank. Le aziende possono poi presentare le loro novità nella sezione Prodotti: alimenti bio certificati secondo le norme, cosmesi e detergenza naturali o bio certificate secondo standard volontari. L'informazione prosegue sul Blog e nella sezione Info.
Partendo dai censimenti sono nati successivamente i report digitali Bio Bank, pubblicati sulla piattaforma di editoria digitale Issuu: il Rapporto Bio Bank, che dal 2007 ogni anno offre dati e statistiche del bio in Italia dall'alimentazione alla cosmesi, e i focus tematici, il Focus Bio Bank - Supermercati & Specializzati che esce dal 2017 e il Focus Bio Bank - Mense scolastiche pubblicato nel 2018. Una sequenza di dati e numeri, di tabelle e grafici mai aridi e astratti, accompagnati da una puntuale lettura dei dati emergenti.
Nel 2019 nasce Vetrina Bio Bank una nuova pubblicazione annuale in tre edizioni (digitale in italiano, digitale in inglese, cartacea in italiano) su trend del bio dagli alimenti alla cosmesi, prodotti tra eccellenze e novità, aziende in primo piano, regole della certificazione, organismi e standard.

Qual è l’organizzazione di Bio Bank? Come si è creata la rete di stakeholder del settore?

L’organizzazione è leggera. Una società cooperativa con quattro soci, tutti impegnati nell’attività: due fondatori e due millenials. Lavoriamo in team, con un incrocio di competenze autoriali, comunicazionali e informatiche. Intorno a noi una rete di consulenti e fornitori con cui collaboriamo da sempre, gli editori media partner con cui creiamo sinergia attraverso gli strumenti informativi, le migliaia di operatori che utilizzano i Media Bio Bank per monitorare e interpretare il mercato, il mondo dell’informazione che può sempre contare su Bio Bank come fonte puntuale di dati sul biologico.
Una rete che si è costruita nel tempo, grazie alla ricerca continua e attiva di dati che ci ha messo in collegamento con tutto il mondo del bio. E grazie anche alla restituzione costante di dati che ha confermato la nostra missione di editori di servizio per il settore.

Come finanziate la vostra attività?

Non è la prima volta che riceviamo questa domanda. Una domanda giusta, perché bisogna sempre chiedersi chi fa cosa, perché lo fa e come si sostiene.
Senza ricevere un centesimo di finanziamento pubblico, l’attività di Bio Bank si finanzia totalmente grazie non a una, ma a centinaia di aziende e realtà che investono in comunicazione sui Media Bio Bank. È grazie a loro che la nostra casa editrice può dedicarsi all’informazione specializzata sul biologico in Italia dal 1993. Una scelta di valore, perché riconosce il valore e il ruolo informativo di questi strumenti alleati del biologico fin dal suo esordio.
In tempi di notizie false e post-verità (le tanto citate fake news e post-truth), bisogna distinguere la pubblicità dalle notizie, i fatti dalle opinioni, le fonti attendibili da quelle farlocche, il lavoro serio e continuativo da quello improvvisato e occasionale. Esercitare la sottile arte del dubbio ci aiuta a capire la qualità e il valore di ciò che leggiamo. E anche a dare valore al proprio investimento.

Da dove provengono i dati delle vostre pubblicazioni?

La chiave di volta è la banca dati. Perché il lavoro visibile, ovvero le pubblicazioni, si regge sul lavoro invisibile della banca dati. E allora per dire cosa facciamo esattamente, bisogna spiegare cosa significa coltivare una banca dati. Il lavoro dietro le quinte è immenso e non sempre così facile da comprendere quando si vede il prodotto finito.
In primis occorre decidere cosa censire, cogliendo ciò che emerge e ciò che può essere più utile per l’intero settore. Nel tempo si sono infatti aggiunte nuove tipologie di attività, praticamente senza sosta. Altre tipologie, poche per la verità, sono invece uscite dal panorama Bio Bank. Poi bisogna capire come effettuare i censimenti. Bio Bank non opera infatti con ricerche su campioni rappresentativi dell’universo, ma con censimenti totali e diretti di migliaia di attività che rappresentano l’intero universo di riferimento. Nel tempo sono state messe a punto metodologie di censimento mirate secondo le varie tipologie di attività: richiedere i dati a un’azienda con vendita diretta non è la stessa cosa che chiederli a un comune per la mensa scolastica o a un negozio.
E infine ragionare su come restituire questa marea di dati, scegliendo quelli più utili per i lettori e quelli necessari per le statistiche Bio Bank, organizzandoli per una loro piena fruibilità tra i vari media, per operatori e consumatori, tra carta, digitale e web.
Le informazioni bisogna andarle a cercare una a una e non in un solo luogo. Inoltre referenti, fonti dirette e fonti di controllo cambiano con il passare del tempo e così gli strumenti utilizzati. Agli inizi era tutto un lavoro di telefono, fax e posta. Con l’arrivo di internet le cose sono diventate più rapide. Ma anche più complesse e frammentate. Migliaia di schede di rilevamento che partono via email e altrettante che ritornano con le relative variazioni. Poi controlli sul web e telefonate e altre email ancora fino a sms e chat. Attività che chiudono, ma soprattutto attività che aprono, reperite attraverso ricerche attive sul campo, sul web o autosegnalazioni.
La svolta fondamentale è però arrivata con i social. Un mare magnum di informazioni, dalla più futile alla più utile democraticamente mescolate, che riporta giorno per giorno quello che accade anche in migliaia di attività bio. Oggi le attività più piccole non aprono un sito che rappresenta un costo. È sufficiente una pagina Facebook, che è gratuita, alimentandola con le piccole e grandi novità della propria attività. Ed è proprio sui social che sta migrando parte del lavoro di verifica e controllo.

Come vengono elaborati i dati del Rapporto Bio Bank 2019?

I dati pubblicati sul Rapporto Bio Bank 2019 sono riferiti a 10.114 attività bio censite da Bio Bank nel 2018: 9.044 per l’alimentazione (aziende con vendita diretta, mercatini, gruppi d’acquisto, agriturismi, ristoranti, negozi, e-commerce alimenti, mense scolastiche) e 1.070 per la cosmesi (aziende, profumerie, e-commerce).
Dato che i censimenti sono annuali e che per molte tipologie di attività disponiamo di serie storiche di oltre vent’anni, in riferimento al numero di attività ogni anno estrapoliamo i dati storici (dal primo all’ultimo censimento), il trend del medio periodo (gli ultimi cinque anni), l’andamento dell’ultimo anno, le regioni e le province leader, oltre all’analisi puntuale delle 11 tipologie di attività bio monitorate, con i dati caratteristici di ogni attività.
Dalle statistiche nascono poi le infografiche per valorizzare i dati più significativi. Dall’interpretazione dei dati più significativi nascono i commenti che forniscono altre informazioni preziose sullo stato e sull’evoluzione del settore.

Qual è stata l’evoluzione del mercato agroalimentare biologico in Italia e quali sono le prospettive?

Dai primi anni Settanta, quando sono partite le esperienze pioniere, ad oggi, la corsa del biologico non ha conosciuto sosta. Dal 2009 al 2018 il mercato interno è passato da 1,6 a 4,1 miliardi di euro (+164%). Nell’ultimo anno la crescita è stata del 15,1%. E corre anche l’export, passato da 1 a 2,3 miliardi di euro tra il 2009 e il 2018: +127% in dieci anni, +10% nel 2018. Ma in un decennio, come illustra il Rapporto Bio Bank 2019, si è ridotta la quota di mercato dei canali specializzati, che scende dal 71 al 53%, mentre quella degli altri canali sale dal 29 al 47%. È soprattutto la grande distribuzione a intercettare la crescita, sia con investimenti sempre più elevati nelle private label bio, sia con l’ampliamento degli assortimenti bio. Una bella sfida per i pionieri e per chi ha posto le basi per lo sviluppo del settore.
Il biologico non è punto di arrivo, ma punto di partenza che chiama altri valori. L’evoluzione del bio da mercato di nicchia a mercato di massa è stata cercata e voluta, ma il mercato è diventato più complicato.
Ci sono pionieri del bio che vendono ormai in tutti canali distributivi o che producono a marchio della grande distribuzione con gli stessi parametri qualitativi. Così come ci sono aziende che diversificano nel bio, utilizzano materie prime di bassa qualità spesso di importazione e si accontentano dell’Eurofoglia. Si profila un bio a due velocità, dove sarà sempre più strategico saper valorizzare e comunicare non solo la storia bio del prodotto, ma quella sostenibile dell’intera azienda.

Scheda: Il biologico in Giappone

In Giappone gli operatori del biologico che ruotano intorno allo standard del biologico Jas non arrivano a 3mila (in Italia gli operatori bio sono ormai 80mila), mentre le superfici dedicate all’agricoltura biologica sono appena lo 0,5% (contro il 15,5% in Italia). Il mercato vale 1,6 miliardi di euro (contro 4,1 in Italia).
Il tasso di crescita del 2%, vede in continuo aumento la quota delle importazioni (dal 35,9% al 45,3% nel quinquennio 2012-17) e in calo quella dei prodotti domestici (dal 64,1% al 54,7%). E i consumatori giapponesi? Scelgono il biologico non tanto per la sostenibilità ambientale, ma soprattutto per la salute e la sicurezza alimentare (Fonte: Mercato dei prodotti biologici in Giappone 2019).