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L’Italia tra i leader del bio in Europa: i primati del Belpaese

Respiro internazionale sul 15° Rapporto Bio Bank, ma con il faro puntato sull’Italia tra export e made in Italy bio

di Rosa Maria Bertino – 21 maggio 2022

L’Italia tra i leader del bio in Europa

Si apre con un respiro internazionale il 15° Rapporto Bio Bank, ma con un faro puntato sull’Italia per far emergere a colpo d’occhio i molti primati bio del Belpaese. Uno scenario completato dai dati sul biodinamico, nicchia del biologico, dove l’Italia gioca nuovamente un ruolo centrale. E infine dai dati sull’evoluzione del mercato nazionale e dell’export.
I dati della nuova e ampia sezione, riferiti al 2019, sono stati elaborati a partire dalle preziose statistiche Fibl-Ifoam, che dal 1999 fotografano puntualmente ogni anno la crescita incessante del biologico su scala planetaria. I vari grafici evidenziano la posizione dell’Italia e, per un utile confronto, anche quella di altri Paesi significativi a livello europeo (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna) e mondiale (Australia, Canada, Cina, Giappone e Stati Uniti).
Il mercato globale dell’agroalimentare biologico ha raggiunto i 106,4 miliardi di euro nel 2019, più che raddoppiato rispetto ai 44,5 del 2010, con una crescita del 139%. Mentre in Europa, quella geografica a 47 Paesi, non l’Unione Europea a 27, le vendite hanno superato i 45 miliardi di euro nel 2019.

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Primati italiani tra export e made in Italy bio

In ambito europeo l’Italia è al primo posto per l’export, con un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro. Seguono, con un bel distacco, Spagna e Francia con 0,9 e 0,8 miliardi di euro. Altro primato italiano, dato strettamente correlato all’export, è il numero di aziende di trasformazione (più precisamente definite preparatori), oltre 21mila sul totale europeo di quasi 82mila. In pratica un trasformatore europeo su quattro opera in Italia. Sono loro la forza motrice del made in Italy bio, così ricercato e apprezzato sui mercati internazionali. La Francia ne conta oltre 19mila, la Germania più di 16mila, la Spagna solo 5mila, il Regno Unito appena 2.500. In dieci Paesi si concentra quindi l’89% delle imprese di trasformazione.
L’Italia è poi in terza posizione per le vendite al dettaglio sul mercato domestico, che hanno raggiunto i 3,6 miliardi di euro. In testa la Germania con ben 12 miliardi di euro, seguita dalla Francia con 11,3. Dopo l'Italia seguono Regno Unito a quota 2,7 e Spagna a 2,1. I primi dieci Paesi totalizzano il 93% delle vendite. L’Italia si trova in ottava posizione per la quota bio sul totale delle vendite, pari al 3%. In testa la Danimarca con il 12%, mentre Francia e Germania sono rispettivamente al 6 e al 5%, la Spagna al 2%, il Regno Unito all’1%.
Il consumo pro capite è a quota 59 euro (12° posto). Ancora in testa la Danimarca con 344 euro, mentre Francia e Germania sono rispettivamente a 173 e 144 euro. Solo Spagna e Regno Unito hanno valori inferiori all'Italia, rispettivamente 46 e 39 euro. Sul mercato interno c’è quindi ampio spazio di crescita, naturalmente a prezzi accessibili, in tempi in cui far quadrare i conti in famiglia diventa sempre più complicato. Prezzi che al tempo stesso devono essere anche remunerativi per i produttori.


Primati italiani tra produttori e superfici bio

Guardando invece ai dati strutturali l’Italia è al secondo posto in Europa per numero di produttori con oltre 70mila aziende agricole e al terzo per le superfici con 1,99 milioni di ettari dedicati al biologico. Al 16% la quota bio sulla Sau totale (dati Sinab 2019) che colloca l'Italia in sesta posizione, mentre Germania e Spagna sono entrambe al 10% e la Francia all’8%. L’obiettivo dell'Unione Europea del 25%, a fronte dell'8% raggiunto nel 2019, è quindi assolutamente realistico per l’Italia, a patto che alla legge sul bio seguano adeguate politiche per lo sviluppo dell’agricoltura biologica. È questo il vero investimento sul futuro.

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Primati italiani nel biodinamico


L’Italia è in ottima posizione anche nell’agricoltura biodinamica: è il primo paese esportatore al mondo di prodotti biodinamici certificati Demeter e il terzo produttore in Europa, dopo Germania e Francia. Oggi, che gran parte delle aziende convenzionali ha diversificato nel bio, numerose aziende bio passano al biodinamico per un ulteriore salto di qualità, aggiungendo alla certificazione biologica quella biodinamica. Gli standard Demeter sono infatti più restrittivi dei regolamenti europei sul biologico. La certificazione Demeter, rilasciata nel nostro Paese da Demeter Italia, è molto richiesta sui mercati internazionali, dove i prodotti biodinamici rappresentano la punta di diamante del biologico. Secondo l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, che ne promuove la diffusione tra gli agricoltori e la conoscenza tra commercianti e consumatori, in Italia sono 4.500 le aziende che praticano l'agricoltura biodinamica. Ma nel 2020 solo 550 di queste, pari al 12%, hanno ottenuto la prestigiosa certificazione Demeter, con una crescita significativa del 66% rispetto alle 332 del 2010. Secondo Demeter International, nello stesso arco di tempo, le aziende certificate Demeter nel mondo sono passate da 4.583 a 6.429 (+40%) e le superfici da 140mila a 221mila ettari (+57%). Si tratta certamente di una nicchia, ma una nicchia senza alcun dubbio destinata a crescere.

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Il bio in Italia tra mercato domestico ed export

Negli ultimi due anni segnati dalla pandemia il settore agroalimentare biologico ha continuato a crescere, perché è cresciuta la percezione di quanto siano correlate la salute personale e quella planetaria. Lo confermano i Trend Bio Bank 2021, con la maggiore attenzione agli sprechi e la preferenza per i prodotti senza plastica, biologici e locali, vegetali. Lo confermano i dati Nomisma per Osservatorio Sana. Nel 2021 il mercato interno ha raggiunto i 4,6 miliardi di euro, più che un raddoppio negli ultimi dieci anni (+110%). Ma con differenti dinamiche di canale.
Le vendite nei supermercati sono quasi quadruplicate (+268%), passando dai 585 milioni di euro del 2012 ai 2.153 del 2021. Nello stesso arco di tempo tutti gli altri canali distributivi messi insieme sono cresciuti del 52%, passando da 1.590 a 2.420 milioni di euro. Nel 2021 le rispettive quote di mercato sono assestate al 47% per i supermercati (erano il 27% nel 2012) e al 53% per tutti gli altri canali (73% nel 2012). Altri canali che comprendono negozi bio, negozi tradizionali, erboristerie, farmacie, parafarmacie, e-commerce, aziende con vendita diretta, mercatini, gruppi d’acquisto, ristoranti e mense.
L’export cresce più del mercato interno: dai 1.200 milioni di euro del 2012 ai 2.907 del 2021, con un incremento del 142%. Numeri che confermano quanto il made in Italy bio sia apprezzato sui mercati internazionali, con l’eccellenza del biodinamico in testa. Emblematico il trend dei negozi specializzati, dove le vendite sono praticamente invariate da dieci anni: 1.005 milioni di euro nel 2012, 996 nel 2021 (-1%). La notevole crescita del biologico è stata infatti trainata e intercettata dalla grande distribuzione, con un’offerta bio ampia, disponibile in migliaia di punti vendita e a prezzi accessibili soprattutto nei prodotti a marchio del distributore, come evidenzia il Focus Bio Bank Supermercati & Specializzati 2021.
In questo quadro il 2022 è un vero banco di prova, perché occorre fare i conti con le incertezze crescenti di questi anni complicati, che generano timori, e i prezzi in salita libera, che spingono l’inflazione. Ma la propensione al bio resta elevata, perché sostiene bisogni essenziali. Ed è fondamentale per la transizione ecologica.