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Lino Nori in una foto scattata al Sana nel settembre 2009. (Foto: Bio Bank/Rosa Maria Bertino)

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Il prezioso contributo di Lino Nori al bio made in Italy

Nel giorno dell'ultimo saluto, ripubblichiamo le sue parole in un'intervista del 2010 che colpisce per l'attualità di certi temi

di Rosa Maria Bertino, Agricoltura giugno 2010 - aggiornato il 20 dicembre 2021

Lino Nori, presidente del Consorzio Il Biologico e fondatore del Ccpb, ci ha lasciati sabato 18 dicembre, dopo una lunga malattia. Il movimento del biologico in Italia gli deve moltissimo per la visione e la progettualità che hanno attratto e unito realtà diverse verso un obiettivo comune.
Abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo quasi trent'anni fa e ci colpì subito il sorriso aperto e cordiale fin dal primo incontro. Abbiamo lavorato fianco a fianco nella federazione del biologico che allora si chiamava Fiao (Federazione Italiana Agricoltura Organica) poi divenuta FederBio - lui tra i fondatori e presidente, noi alla segreteria - e toccato con mano la sua capacità di dialogare con tutti, nessuno escluso. Abbiamo collaborato a innumerevoli incontri, convegni e assemblee promossi dal Consorzio Il Biologico e dal Ccpb. Ci siamo salutati mille volte nella varie fiere del bio, sempre con il piacere del dialogo. Oggi, nel giorno dell'ultimo saluto, vogliamo ricordarlo attraverso le sue parole in un'intervista del 2010 che colpisce per l'attualità di certi temi. Grazie Lino!
Rosa Maria Bertino

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"Non è stato certamente un anno qualunque il 2009 - ha detto Lino Nori, presidente del Consorzio Il Biologico, in occasione della recente assemblea dei circa 160 soci - ma nonostante la crisi di proporzioni inconsuete che ha percorso l’economia globale e ha fatto vacillare i mercati, il nostro Paese mantiene una posizione di assoluto rilievo nel biologico a livello europeo e mondiale. E le nostre aziende continuano ad aumentare la propria presenza sui mercati internazionali”.

Una prova? Basta scorrere i dati dei 12 organismi italiani di controllo del biologico, riconosciuti anche all’estero. Sei sono accreditati negli Stati Uniti secondo lo schema Nop, cinque in Giappone con Jas, quattro in Canada con Cor e cinque con lo standard Ifoam, per consentire alle loro aziende di esportare sui principali mercati internazionali.

Il Consorzio bolognese, che rappresenta una fetta significativa delle filiere agroalimentari italiane, associa grandi aziende come Aboca, Alce Nero & Mielizia, Almaverde Bio, Colussi, Conapi, Conserve Italia, Granarolo, Orogel, Progeo e Valsoia; colossi della ristorazione collettiva come Camst e Cir Food; catene di supermercati come Coop e Auchan e distributori specializzati come EcorNaturaSì.

"Sul mercato interno – ha proseguito Nori - i consumi sembrano risentire in modo limitato degli effetti della crisi. Nel 2009 Ismea ha registrato una crescita del 6,9%. E a livello mondiale, nonostante il sorpasso della Spagna, l’Italia mantiene una posizione di assoluto rilievo, con oltre un milione di ettari coltivati, una maggior presenza di colture intensive, più di 42.000 aziende produttrici e ben 5.000 imprese di trasformazione. Agli inizi degli anni 90 il nostro Paese rappresentava solo il 5% della superficie bio dell’unione Europea, oggi il 12%. Ne abbiamo fatta di strada”.

Tutto rose e fiori? Non proprio.
"Oggi niente è facile – ha concluso Nori  tanto più in Italia dove i problemi sono spesso amplificati da un quadro istituzionale complicato e dalla nostra difficoltà a muoverci in modo sinergico verso obiettivi condivisi. Penso alla difficoltà di dialogo e coordinamento tra Stato e Regioni, come accade nell’informatizzazione dei dati, gestita da ogni regione in modo autonomo e diversificato. Altro che semplificazione burocratica! In questo senso FederBio, come federazione unitaria del biologico, può dare un contributo rilevante, elaborando e sostenendo le proposte del settore nel dialogo con le istituzioni”.

Il Consorzio Il Biologico, che si occupa di formazione, divulgazione e promozione, da gennaio 2008 ha conferito l’attività di controllo e certificazione alla controllata Ccpb srl. E, guardando al Mediterraneo, dallo stesso anno ha acquisito il controllo anche di Imc srl, con le sue collegate che certificano in Egitto, Tunisia, Libano, Turchia e Marocco.