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Una veduta aerea dell’agriturismo Casa Minelli di Pavullo nel Frignano. (Foto: Manfredini)

Aziende

Piccoli agricoltori bio tutelano le tradizioni

A partire dai campi coltivati, attraverso filiere tutte locali, le produzioni artigianali bio e di qualità si affacciano sui mercati

di Rosa Maria Bertino – Agricoltura – luglio-agosto 2017

La globalizzazione ha il suo antidoto naturale: le filiere locali.
Più il mercato si espande, più le filiere affondano le loro radici nel territorio. Più il cibo diventa anonimo, più diventa forte il bisogno di identità.
A partire dall’azienda agricola, sempre più impresa multifunzionale: non solo coltivazione ma anche vendita diretta, non solo attività didattiche con le scuole ma anche ospitalità agrituristica, fino alla lavorazione dei prodotti in proprio e per conto di altri o in collegamento con laboratori e varie attività artigianali.
Nascono così le piccole produzioni artigianali biologiche di qualità, destinate soprattutto al circuito locale.

Grani antichi nel modenese

Così ha fatto Alessandro Manfredini, 32 anni, dell’azienda agricola biologica Casa Minelli di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena. Azienda che era stata prima di suo nonno, poi di suo padre e che ora conduce insieme alla moglie Stefania Nobili.
"L’azienda agricola era già coltivata senza pesticidi da mio nonno - racconta Manfredini - per cui non è stato complicato passare al bio. Abbiamo iniziato nel 1987 con grano tenero e fienagione. Nel 1988 abbiamo aperto l’agriturismo. Ma il reddito non bastava. Così nel 1998 ci siamo spostati sui grani antichi: Gentil Rosso, Verna, Mentana, Terminillo, Risciola, Autonomia, Senatore Cappelli, Timilìa… In dieci anni siamo arrivati a produrne 18 varietà. Ci sono voluti 5-6 anni di selezione manuale per ottenere seme in purezza e in quantità sufficienti per la semina. Da due etti di semi acquistati oggi siamo ad una produzione di 80-90 quintali per tipo. Abbiamo 70 ettari di proprietà e 100 in affitto, tutto territorio montano, perfetto per questi cereali. La produzione è aumentata anno dopo anno perché c’era richiesta. Così nel 2004 abbiamo acquistato il primo mulino a pietra. Lo volevamo artigianale, dedicato al bio, per proporre una farina biologica e sicura al 100%. Quindi è partita la vendita delle farine in sacchetti da 1 kg, fino ai sacchi da 25 kg. Nel 2008 abbiamo aggiunto un secondo mulino.
Il 99% della produzione va al consumatore finale attraverso la vendita nel nostro spaccio, dove si trovano farine, pasta, vino, castagne secche, farine di castagne e prodotti a base di castagne. Ma forniamo anche le trattorie che preparano le caratteristiche crescentine e il pastificio artigianale La Romagnola, che produce la nostra pasta. Dal 2016 siamo partiti con la produzione di canapa da cui ricaviamo l’olio, con la nostra pressa a freddo, e la farina. A gestire tutto una decina di persone, quattro famigliari e sei dipendenti. Il futuro? Lo vedo bene, a fine anno montiamo il terzo mulino. Il lavoro non manca!”.

La riscoperta della canapa

E proprio a partire dalla riscoperta della canapa è nata nel 2014 l’associazione Romagna Canapa che associa una dozzina di agricoltori, di cui quattro biologici.
Tra questi l’azienda agricola biologica Hemp Positive World di Cesena, fondata da Alessandro Mondello, 53 anni, agronomo, e Andrea Cocca, 32 anni, agricoltore.
"Abbiamo in tutto 7 ettari - racconta Mondello - di cui 4 di proprietà. Nel 2015 abbiamo avuto il primo raccolto, oltre 10 quintali di seme, che abbiamo fatto lavorare in Umbria per ottenere olio e farina di canapa. Ma il nostro obiettivo è acquistare la nostra pressa a freddo. Ma un passo alla volta! 
Dalla nostra farina miscelata con i grani antichi del Molino Pransani di Montegelli nel cesenate, nascono i biscotti. Li produce per noi il laboratorio artigianale Modigliantica di Modigliana, nelle colline faentine. Le tavolette di cioccolato con i semi decorticati di canapa le lavora invece Arlotti & Sartoni di Bologna. La birra il birrificio La Mata di Solarolo, nel ravennate. E così ecco la nostra filiera locale e il nostro paniere di prodotti a base di canapa. Senza dimenticare i fiori. Sì, perché i fiori di canapa li vendiamo ad aziende che li utilizzano per scopo terapeutico.
Tra i nostri progetti anche quello di coltivare una varietà di canapa adatta per le produzioni tessili”. 
Un ritorno alle origini, se è vero che fino agli anni Quaranta l’Italia - e in primis l’Emilia-Romagna - era il secondo maggior produttore di canapa per uso tessile a livello mondiale (dopo l’Unione Sovietica). E insieme una porta aperta aperta sul futuro con la legge 242/16 sulla canapa industriale, entrata in vigore in gennaio, che incentiva proprio le filiere locali. Un norma che darà sicuramente nuovo impulso a questa produzione abbandonata per l’avvento delle fibre sintetiche.

Frutticoltura ed e-commerce

Anche quella di Stefano Dardi è un’azienda agricola all’insegna del passaggio generazionale. Stefano, 24 anni, perito agrario, tra le colline bolognesi di Fontanelice ci è cresciuto con il nonno Remo.
"Mio nonno ha sempre fatto l’agricoltore. Quando avevo 11-12 anni mi è nata questa passione, 
il pomeriggio lo passavo da lui, avevo qualche animale e un po’ d’orto. Poi ho iniziatogli gli studi di agraria: la mattina a scuola, il pomeriggio tra i campi con il nonno. È lui che mi ha insegnato tutto. Insieme abbiamo piantato 350 olivi che ho visto crescere fino a quando mi sono diplomato. Oggi coltivo una decina di ettari, di cui 5 di proprietà. Ho piantato prugni, albicocchi, ciliegi e anche un castagneto. Prodotti di qualità che non hanno la giusta remunerazione con la vendita all’ingrosso. Per questo sono collegato all’associazione Cambiavento che gestisce un e-commerce e il negozio La Melagrana di Imola, dove si trovano prodotti biologici, biodinamici e naturali di una ventina di produttori locali. E sempre per cercare altre strade per le mie albicocche di qualità, che all’ingrosso si vendono ad appena 24 centesimi al chilo, per la prima volta ho fatto produrre dei succhi di frutta dal laboratorio Chef Service di Forlì”.
Che questo sia il futuro lo conferma anche Massimo Piraccini di Chef Service: "Abbiamo iniziato a trasformare prodotti per le aziende agricole più di 10 anni fa. Oggi, solo con il passaparola sono arrivate a 500, soprattutto in Emilia-Romagna”.
Piccole economie e piccole filiere che abbracciano e tutelano il territorio. Nel segno del biologico e della qualità.