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Bio Bank

Supermercati & specializzati: il primo Focus Bio Bank

Le marche bio ed equosolidali della Gdo e i negozi biologici secondo i censimenti Bio Bank

di Rosa Maria Bertino – 8 maggio 2017

È dedicato al tema caldo supermercati-specializzati il primo Focus Bio Bank.
Il confronto tra questi due canali distributivi è infatti sempre più serrato nel mercato del bio che cresce così rapidamente.

> Sfoglia il Focus Bio Bank - Supermercati & specializzati 2017 su Issuu

Orizzontale, verticale, digitale

A differenza del Rapporto Bio Bank, che dal 2007 offre ogni anno un panorama "orizzontale” delle principali attività bio censite in banca dati, nei Focus Bio Bank la visuale si concentra in modo "verticale” su un tema emergente. I report statistici sono pubblicati sulla piattaforma di editoria digitale Issuu, consultabili e scaricabili liberamente.
Secondo i dati Bio Bank dal 2001 al 2016 le catene con una propria marca bio sono passate da 9 a 22, le referenze da 644 a 2.857, in crescita soprattutto negli ultimi quattro anni. Le tre catene leader per numero di referenze con la propria marca bio - Coop, Esselunga e Carrefour - sono state anche tra le prime ad investire nel bio. Nel 2016,  anno di lancio di nuove marche bio con assortimenti ridotti, è invece sceso a 136 il numero medio di referenze per catena. Al consueto censimento della private label bio quest’anno si aggiunge quello delle private label equosolidali: 6 catene, 66 referenze, con una media di 11 referenze per catena. Ma Coop da sola ne ha ben 42. Inoltre, per la prima volta, la panoramica visiva di tutte le marche bio ed equosolidali, che rivela a colpo d’occhio le diverse scelte comunicative di ogni catena.
A quota 1.423 i negozi specializzati censiti nel 2016 con un incremento medio annuale del 3% negli ultimi quattro anni, mentre prosegue il processo di aggregazione che interessa il 62% delle attività. Le tre regioni leader per il maggior numero di negozi sono Lombardia, Veneto e Piemonte. Le cinque province leader Roma, Milano, Torino, Bolzano e Vicenza.

Sorpassi e tabù

Da ormai una decina d’anni i consumi di prodotti biologici in Italia crescono a due cifre, in controtendenza con il resto del mercato alimentare.
Secondo dati Nielsen-Assobio nel 2015 è avvenuto lo storico sorpasso di vendite bio nei supermercati rispetto agli specializzati (873 milioni di euro contro 862), il 2016 ha sancito il distacco (1.191 milioni di euro contro 892). Quindi l’incremento è avvenuto soprattutto nella grande distribuzione, dove il biologico vale il 3% delle vendite di alimenti confezionati.
La corsa del bio è proseguita infatti non solo nei supermercati, dove le marche dedicate al bio debuttano, si rinnovano e si ampliano con altre referenze, ma anche nei discount. Un bio alla portata di tutti, democratico, con un giusto rapporto prezzo-qualità. Una realtà ordinaria nel Nord Europa, che fa ancora discutere in Italia.
Alla domanda ricorrente se ha senso il biologico nei discount risponde la realtà. Molte grandi aziende italiane con affermate marche industriali, che hanno da tempo diversificato nel biologico, producono a marchio dei discount. Ad esempio Rummo per la pasta, Noberasco per la frutta secca, Icam per il cioccolato. Perché il biologico è entrato nell’assortimento strutturale delle imprese agroalimentari nazionali: dai laboratori artigianali ai colossi dell’agroalimentare.
E non mancano aziende storiche del biologico che lavorano anche con i discount, per raggiungere i volumi necessari all’economia di scala. E così cade anche l’ultimo dei tabù. Senza contare quelle che da tempo lavorano direttamente o indirettamente con le catene di supermercati.

Le chiavi del bio

La realtà è che tutti lavorano con tutti. E la partita è aperta, non solo nella politica di marca, ma anche a livello distributivo.
Nel 2014 è arrivata a Milano la dinamica rete francese di negozi specializzati Bio c’ Bon e ha debuttato nel bio la rete Piacere Terra, nata dalla joint venture tra le famiglie Scotti (Riso Scotti) e Pozzi (socia di Eurospin).
Nel 2016 Pam Panorama ha inaugurato il suo primo Bio Shop all’interno dell'Ipermercato Panorama di Roma ed è partito da Sud il nuovo format di specializzati NaturPlus. Intanto Auchan prova in Francia la sua prima superette bio: Couer de Nature. Nel 2017 è la volta di Aldi, gigante tedesco dei discount, che inizia il suo "Viaggio in Italia” da Verona, dove è in costruzione il centro logistico. In Germania Aldi propone una gamma di oltre sessanta prodotti bio con la propria marca.
L’accelerazione sul bio di supermercati e discount provocherà un cambiamento nelle politiche distributive del bio nei canali storici. Una sfida difficile, che favorirà chi ha un vantaggio competitivo.
Quindi il punto non è la "gelosia di canale” che non ha mai avuto senso. Il bio deve essere presente in tutti i canali. Il punto è che questa crescita è da gestire.
In un mercato dove l’offerta del bio è sempre più orizzontale, i negozi specializzati hanno le chiavi per renderla verticale: conoscenza del settore, gamma imbattibile anche nel fresco (ortofrutta, gastronomia, panetteria), sinergia con produttori, storie e valori, integrazione con altre attività (ristorazione, benessere naturale, cultura) e servizi (e-commerce), consulenza personalizzata.
Ognuno dovrebbe cantare la sua musica, ovvero esprimere la sua specificità di canale. L'imitazione non giova.

Focus Bio Bank - Supermercati & specializzati 2017

Le marche bio ed equosolidali della Gdo e i negozi biologici secondo i censimenti Bio Bank
di Rosa Maria Bertino, Achille Mingozzi, Emanuele Mingozzi


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