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I molti primati dell'Italia nel panorama europeo del bio

Il Belpaese è in testa alla classifica dei 48 Paesi euopei per export, numero di aziende di trasformazione e numero di produttori agricoli

di Rosa Maria Bertino – 22 giugno 2023

La crescita del bio in Europa e nel mondo

Il 16° Rapporto Bio Bank si apre con i dati chiave del bio a livello internazionale e un faro puntato sull’Italia, per far emergere a colpo d’occhio i molti primati del Belpaese. Il quadro che segue, riferito al 2020, vede ancora incrementi globali a due cifre, anche per effetto della pandemia, che ha spinto i consumi salutisti. Ma la pressione delle molte crisi consecutive e correlate degli anni successivi tocca inevitabilmente anche il bio.
Pur essendo un comparto complessivamente in buona salute, il biologico sta rallentando la sua crescita. E in Europa anche mercati storici con un forte consumo interno devono fare i conti con una domanda in contrazione. A fine 2020 il gruppo francese Carrefour ha acquisito gli oltre 100 negozi specializzati ad insegna Bio c’Bon in Francia. A inizio 2023 il gruppo svizzero Migros ha rilevato i 19 biosupermercati Basic in Germania, attraverso la controllata tedesca Tegut.
E poi sempre più aziende pioniere bio, rompendo vecchi tabù, guardano con interesse al mercato delle private label o al canale dei supermercati, che continua a crescere. Le carte si mescolano. Il rischio di banalizzare il bio è dietro l’angolo. Le sirene del greenwashing cantano la loro ingannevole melodia. Per questo è così importante mantenere fermo l’ancoraggio ai valori originari del biologico e soprattutto comunicarli con efficacia.

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Primati italiani tra export e made in Italy bio

I dati 2020 sono stati elaborati a partire dalle preziose statistiche Fibl-Ifoam, pubblicate su The World of Organic Agriculture 2022, che dal 1999 fotografa puntualmente ogni anno la crescita continua del biologico su scala planetaria. In evidenza sia la posizione dell’Italia, sia quella di altri Paesi significativi a livello europeo (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna) e mondiale (Australia, Canada, Cina, Giappone e Stati Uniti).
Il mercato globale dell’agroalimentare biologico ha raggiunto i 120,6 miliardi di euro nel 2020, con una crescita del 13,3% rispetto al 2019 e del 151% rispetto a dieci anni prima. Nei 48 Paesi europei le vendite hanno toccato invece i 52 miliardi di euro (+15,6% sul 2019, +144% sul 2011). In ambito europeo l’Italia è al primo posto per l’export, con un giro d’affari di 2,6 miliardi di euro. Seguono, con un bel distacco, Spagna e Francia con 1,2 e 0,9 miliardi di euro. Altro primato italiano è il numero di aziende di trasformazione, più di 22mila sul totale europeo di oltre 84mila, una su quattro. La Francia ne conta oltre 19mila, la Germania più di 17mila.
L’Italia è poi in terza posizione per le vendite al dettaglio sul mercato domestico, pari a 3,9 miliardi di euro. In testa la Germania con ben 15 miliardi di euro, seguita dalla Francia con del 12,7. L’Italia si trova invece in sesta posizione per la quota bio sul totale delle vendite, pari al 3,5%. In testa la Danimarca con il 13%, mentre Francia e Germania sono rispettivamente al 6,5 e al 6,4%. Il consumo pro capite nazionale è a quota 64 euro (12° posto). In testa la Svizzera con 418 euro, Francia e Germania sono rispettivamente a 188 e 180 euro, Spagna e Regno Unito a 53 e 43 euro.


Primati italiani tra produttori e superfici bio

Guardando infine ai dati strutturali l’Italia sale al primo posto nella classifica europea per numero di produttori, con oltre 71.500 aziende agricole bio, e al terzo per le superfici, con 2,1 milioni di ettari dedicati al biologico. Al 16,6% la quota bio sulla Sau totale (dati Sinab 2020), che vede l'Italia in quinta posizione, mentre Germania e Spagna sono entrambe al 10% e la Francia al 9%.

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Primati italiani nel biodinamico


L’Italia è in ottima posizione anche nell’agricoltura biodinamica: è il primo paese esportatore al mondo di prodotti biodinamici certificati Demeter e il terzo produttore in Europa, dopo Germania e Francia. Oggi, che gran parte delle aziende convenzionali ha diversificato nel bio, numerose aziende bio passano al biodinamico per un ulteriore salto di qualità, aggiungendo alla certificazione biologica quella biodinamica. Gli standard Demeter sono infatti più restrittivi dei regolamenti europei sul biologico. La certificazione Demeter, rilasciata nel nostro Paese da Demeter Italia, è molto richiesta sui mercati internazionali, dove i prodotti biodinamici rappresentano la punta di diamante del biologico.
Secondo l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, che ne promuove la diffusione tra gli agricoltori e la conoscenza tra commercianti e consumatori, in Italia sono circa 5.000 le aziende che praticano l'agricoltura biodinamica. Ma nel 2021 solo 563 di queste, pari all’11%, hanno ottenuto la prestigiosa certificazione Demeter, con una crescita significativa del 74% rispetto alle 324 del 2012.
Secondo Demeter International, nello stesso arco di tempo, le aziende certificate Demeter nel mondo sono passate da 4.742 a 7.050 (+49%) e le superfici da 147mila a 227mila ettari (+54%). Si tratta certamente di una nicchia, ma una nicchia destinata a crescere.

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Il bio italiano tra retail, ristorazione ed export

Il valore complessivo del mercato bio italiano è salito a 8,4 miliardi di euro nel 2022 (+12,2% sul 2021, +134% sul 2013), segno davvero positivo in anni complicati. Ma gli andamenti fra consumi domestici, ristorazione ed export sono assai diversificati. Sul Rapporto Bio Bank 2022 sono presentati i valori del 2022 e gli incrementi rispetto all’anno precedente (2021), al periodo pre Covid (2019) e a dieci anni prima (2013), elaborati da Bio Bank sui dati Nomisma realizzati per Osservatorio Sana.
I consumi domestici segnano il passo, ruotando intorno a quota 3,9 miliardi di euro: +1,8% sul 2021 con l’inflazione all’8,1%, +9,5% sul 2019, +95% sul 2013. In particolare crescono le vendite nei supermercati, anche se a ritmo rallentato, arrivando a 2,3 miliardi di euro: +5,2% sul 2021, +15% sul 2019, +263% sul 2013. Calano invece a 0,9 miliardi di euro le vendite nei negozi specializzati, decimati e appesantiti nella gestione: -8% sul 2021, +7% sul 2019, -15% sul 2013. In dieci anni le quote dei due canali chiave del bio si sono capovolte: per i supermercati la quota è quasi raddoppiata (dal 31 al 58%), per i negozi è più che dimezzata (dal 53 al 23%), come evidenzia chiaramente il Focus Bio Bank Supermercati & Specializzati 2022.
Se nei supermercati il bio è soprattutto convenienza, negli specializzati deve essere appartenenza, con lo stesso ruolo delle origini: collegare i produttori bio ai consumatori più attenti alla salute personale e ambientale.
Dopo la lunga impasse della pandemia sono invece in netta ripresa i consumi fuori casa, pari a 1,1 miliardi di euro, con tassi di crescita a due e tre cifre: +53% sul 2021, +61% sul 2019, +258% sul 2013. Anche se il numero di ristoranti bio è in calo da quattro anni, cresce l’utilizzo di prodotti bio nei pubblici esercizi, come rivela un’indagine Ismea del 2022. La metà dei bar e due terzi dei ristoranti acquistano prodotti bio per qualificare l’offerta e proporre alternative salutiste intercettando nuove esigenze. Infine è in crescita continua l’export, che raggiunge 3,4 miliardi di euro: +16% sul 2021, +39% sul 2019, +168% sul 2013. Un riconoscimento internazionale a un comparto innovativo e precursore, punta di diamante dell’agroalimentare nazionale. Produrre rispettando l’ambiente non solo è possibile, ma conviene.