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Gino Girolomoni e Tullia Romani nel 1971, davanti al rudere del Monastero di Montebello. (Foto: Fondazione Girolomoni)

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Girolomoni: 50 anni di storia del bio a Montebello

Dalle origini di questa realtà pioniera del bio in Italia allo sviluppo, dal passaggio di testimone alla sfida dei nuovi scenari

di Rosa Maria Bertino – 5 settembre 2022

Il potere dell'immagine
Questa foto del 1971 è così evocativa da togliere il respiro.
Lui, Gino Girolomoni, pioniere del biologico, incredibilmente giovane e insolitamente elegante, parla, sorride e l'abbraccia. Lei, Tullia Romani, compagna di una vita intera, si appoggia alla sua spalla e lo tira dolcemente per la cravatta. Come fondale il rudere del Monastero di Montebello e le sue terre, da riportare a nuova vita con l'agricoltura biologica, un'impresa titanica.
La complicità è tangibile e anche la condivisione piena. Senza l'incredibile forza di questa coppia e degli altri giovani ragazzi della comunità iniziale, non saremmo qui a scrivere dei cinquant'anni di storia di Montebello, della forza e del coraggio di Samuele, Giovanni e Maria, figli di Gino e Tullia, e della loro grande comunità.

Il potere della parola
La monografia per i 50 anni di Montebello è così densa da togliere il respiro.
Una poderosa opera di memoria storica che percorre mezzo secolo in 286 pagine: dalle origini allo sviluppo, dal passaggio di testimone alla sfida dei nuovi scenari.
Quella che segue è la nostra testimonianza sul rapporto con Montebello e Gino Girolomoni, scritta per la monografia, con un triplo augurio: la fedeltà alla visione originaria da cui tutto ha avuto inizio, la flessibilità necessaria per declinarla con il presente, la consapevolezza che l’eredità ricevuta sarà trasmessa alle prossime generazioni.

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Il luogo, la visione, l’impresa
Tre cose mi hanno colpito la prima volta che ho incontrato Gino Girolomoni alla fine del 1990 per intervistarlo: il luogo, la visione e l’impresa. 
Il luogo, silenzioso, simbolico e carico di storia, era la collina di Montebello di Urbino dominata dall’antico monastero. La visione era quella di un pioniere dell’agricoltura biologica in un Paese assolutamente ostile. L’impresa, titanica, era ricostruire il monastero come centro pulsante di vita culturale, sociale, agricola.
Allora curavo il mensile Libera Cooperazione dell’Agci, centrale cooperativa che associava diverse realtà storiche del bio. Su ogni numero si presentava una cooperativa biologica. Così ho conosciuto Gino, la sua cooperativa e le altre sorte in varie parti d’Italia.

Mi raccontò del richiamo irresistibile che da bambino sentiva per quella collina con il rudere del monastero. Del suo sogno di riportare la vita su quelle terre abbandonate. Di come quel sogno abbia avuto inizio grazie a Tullia, compagna di una vita intera. Delle iniziative culturali per la rinascita di un intero territorio, avviate nel 1971. Del gruppo di coraggiosi giovani che lo seguirono nel 1977, fondando la cooperativa biologica che oggi porta orgogliosamente nel mondo il suo nome: Girolomoni. Tempi durissimi allora. In assenza di una normativa, che sarebbe arrivata solo nel 1991, chi si dichiarava bio lo faceva a suo rischio e pericolo. Lunghissimi anni scanditi da continui sequestri della pasta prodotta dalla cooperativa. Due le accuse: quella integrale non si poteva chiamare "pasta” e l’aggettivo "biologico” poteva trarre in inganno la buona fede del consumatore. Accuse inconsistenti, sfociate in altrettante assoluzioni. Ma intanto quanta fatica, quanto tempo e quanti danari perduti!

Mai e poi mai avrei pensato che da quelle interviste, da quelle storie controvento, sarebbe arrivata l’ispirazione per la nascita di Bio Bank nel 1993, con l’uscita del primo annuario del biologico Tutto Bio nel 1994. E che sarei tornata così tante volte sulla collina di Montebello, da sola e con la famiglia, tra monastero e locanda, foresta e campi di grani antichi, pastificio e museo della civiltà contadina. Ricordo l’appuntamento annuale BioEuropa, occasione immancabile di incontro e scambio. Ricordo i premi ai pionieri del bio di altri Paesi con il Farmers’ Friends. Ricordo la festa per gli ottant’anni dello scrittore Guido Ceronetti e la meraviglia del suo Teatro dei Sensibili, delicato e surreale. E molte altre. Ogni volta c’era il cibo semplice e spettacolare preparato da Tullia e dalla sua brigata di cucina e c’era il sorriso soddisfatto con cui lo serviva. Esperienze uniche per la mia vita, personale e professionale, di cui sono grata. Ricordo anche quando Gino passò per un saluto nella nostra casa editrice a Forlì, con i sandali in pieno inverno, avvolto in mille pensieri perché sull’onda dei sequestri i supermercati toglievano la sua pasta dagli scaffali.

In trent’anni lo scenario è totalmente mutato. Restano le sfide. Sempre altissime.
Allora era la mancanza di una legge di riferimento, oggi l’eccesso normativo con la sua lunga coda burocratica. Allora era un mercato tutto da inventare, oggi un mercato affollatissimo che è sempre e solo cresciuto, sfiorando i 7 miliardi di euro nel 2020, tra vendite in Italia ed export. Allora i consumatori bio erano gli "alternativi”, oggi il bio è diventato per tutti. Allora c’era un solo canale distributivo, i negozi di alimenti biologici. Oggi il canale storico fatica a riaffermare la propria bio-identità, mentre i supermercati trainano le vendite, puntando sul bio anche nelle proprie marche. 

Per questo il ruolo dei pionieri continua e si conferma chiave di volta del bio.
Sulla collina di Montebello il testimone è passato - all’improvviso e anzitempo - a Samuele, Giovanni e Maria, figli di Gino e Tullia. Tre giovani capaci di andare oltre il biologico, chiudendo il cerchio immaginato e aperto nel lontano 1971. E chiudendo anche la filiera. Dopo i campi e il pastificio, dal 2019 la cooperativa ha finalmente anche il suo mulino e controlla l’intero processo produttivo. Insieme a loro un’intera e vera comunità.

Chi è autenticamente bio, insieme a un prodotto eccellente, ha sempre una lunga storia da raccontare, non solo qualcosa da vendere. Cinquant’anni sono una buona misura di tempo per voltarsi indietro e vedere quanta strada è stata fatta. Ma anche per guardare avanti, al futuro dell’intero territorio, con il nuovo distretto biologico promosso dalla Regione Marche.


Testimonianza di Rosa Maria Bertino per la monografia
Girolomoni 1971-2021 Custodi della Terra
Fondazione Girolomoni Edizioni, Isola del Piano (PU), giugno 2022, 286 pagine